RomaRenzi rottama il governo. Lui, il principe dei rottamatori, già si sente in campagna elettorale e quindi si affida alla sua arma migliore, alla sua disciplina preferita. Anche se per il momento non è ancora chiaro se la battaglia sia per la segreteria o già per le primarie per la premiership. Lui intanto spara ad alzo zero e la prima vittima è proprio colui che potrebbe divenire, a breve, il suo antagonista alle primarie.
Quando sul palco dell'Auditorium di via della Conciliazione il sindaco di Firenze fa il nome di Letta, cala un silenzio gelido. «Lo dico a Enrico - attacca Renzi -, che lo sforamento del deficit-Pil non è un fatto che può essere imputabile esclusivamente o principalmente alla instabilità politica». Insomma Renzi giudica apertamente il ruolo del presidente del Consiglio in questa congiuntura e lo invita a essere più incisivo. «Enrico potrebbe andare a Bruxelles a sbattere il pugno sul tavolo - aggiunge il sindaco di Firenze - per chiedere un allargamento del limite del 3%. Altrimenti non ha altre soluzioni che rimettere l'Imu sulla prima casa, senza stare a dar retta alle sirene del centro-destra». Insomma, per Renzi, il premier deve mostrare più coraggio nella sua azione di governo. Almeno lo stesso coraggio di chi, come il sindaco di Firenze, viene in assemblea per sparigliare i giochi dell'establishment e per mettere in crisi l'azione del governo guidato proprio da chi nel partito ricopre ancora il ruolo di vicesegretario. D'altronde, aggiunge Renzi, «è sbagliato dire che è compito del governo farsi carico dell'instabilità politica. Questa è semplicemente antipolitica». Tanto per mandare a dire anche ai movimentisti alla Civati e ai democrat alla Cuperlo che anche lui, il principe dei rottamatori, non dimentica che la barra va tenuta in direzione della politica.
La difesa di Letta, del suo operato, e della sua posizione, è affidata agli uomini di governo. A iniziare da Stefano Fassina che, salito sul palco prima del sindaco di Firenze, aveva già messo le mani avanti difendendo l'operato del governo. «L'esecutivo deve andare avanti - ha spiegato - almeno nella misura in cui riesce ad affrontare e sciogliere il nodo della legge elettorale e di qualche importante riforma istituzionale». Per il resto, il viceministro dell'Economia anticipa le critiche dei renziani e ammette: «Il governo Letta è nato e deve andare avanti nella misura in cui riesce ad affrontare la legge elettorale e qualche importante riforma istituzionale per il Paese». Infine, lo stesso Fassina ammette: «Stare al governo col Pdl è contro natura. È solo un compromesso necessario». A difendere l'operato del premier si aggiunge anche Francesco Boccia che critica l'intervento di Renzi e spiega: «La stabilità è un valore prezioso. Soprattutto per un Paese come il nostro che è all'ottavo trimestre consecutivo con un segno meno per quanto riguarda il Pil». «Nessuno può pensare - precisa il presidente della Commissione Bilancio della Camera dei deputati - che si tratti di un concetto negoziabile come sembra pensare Renzi».
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