Tristi, contenti o innamorati: I cani "sentono" come i bimbi

Coccolarli come figli non è solo un vezzo, lo dice la scienza: le zone emozionali del loro cervello reagiscono come quelle dei cuccioli d'uomo

Tristi, contenti o innamorati: I cani "sentono" come i bimbi

«Caro il mio bimbo, andiamo a casa che la mamma ti ha preparato da mangiare proprio quello che ti piace più di tutto»? Parole assolutamente innocenti, comuni, che si possono udire pressoché universalmente in qualunque parte del mondo cosiddetto civile. Il problema è che possono anche uscire dalla bocca della signora che rivolge l'invito al suo cane, seduto di fianco a lei sulla panchina del parco. Le solite esagerazioni, diranno in molti, di chi magari non ha figli e riversa sul cane, sul gatto o sul coniglietto nano il proprio amore filiale, commettendo peraltro un errore che la scienza ha sempre rigettato come sbagliato e pericoloso e gli stessi amanti degli animali hanno sempre guardato con giusto sospetto: l'antropomorfizzazione, ovvero la pratica di inculcare forzatamente e artatamente negli animali concetti, abitudini, similitudini anatomiche e fisiologiche tipicamente umane. Eppure, alla luce dei recenti studi, condotti da Gregory Berns, prestigioso neuro-scienziato della blasonata Emory University di Atlanta (Georgia, Stati Uniti), sarà bene rivisitare anche la negatività del concetto di umanizzazione, almeno per quel che riguarda i cani.

Il ricercatore americano, coadiuvato da Mark Spivak, un noto addestratore canino, è riuscito ad addestrare un certo numero di cani a rimanere perfettamente fermi per oltre 30 secondi all'interno del tunnel dove fanno gli esami di Risonanza Magnetica, impresa difficilissima se si considera che molte persone non dormono la notte a pensare di entrare in quel cilindro strettissimo con i tappi per le orecchie al fine di attutire rumori che sembrano venire direttamente dalla catena di montaggio della Fiat.
Ebbene, i due ci sono riusciti. Lo scopo di questo sofisticato esame era quello di paragonare le nostre aree cerebrali (già note ovviamente) con quelle del cane, deputate all'espressione di certe emozioni. Il risultato è eclatante e ha ripagato abbondantemente il lavoro dei ricercatori. Le aree cerebrali umane che si «illuminano» quando si pensa a situazioni piacevoli (cibo, amore, denaro) sono esattamente le stesse che si «illuminano» nel cane quando gli si fornisce l'indicazione di dove è il suo cibo preferito. La parte cerebrale interessata è il cosiddetto «nucleo caudato», che è situato tra il ponte e la corteccia cerebrale ed è ricco di recettori della dopamina che, assieme alla famosa serotonina, determina se siamo felici o depressi. Nell'uomo, il nucleo caudato gioca un ruolo chiave nell'anticipazione di stati emozionali relativi al cibo, al denaro e all'amore.

Nei cani, sottoposti a risonanza magnetica senza l'uso di alcun farmaco tranquillante o anestetico (come è d'uso), di fronte a indicatori di cibo o all'odore di parti umane, indovinate quale regione cerebrale si «illumina»? Sì, proprio il nucleo caudato che, nei test preliminari, subisce un'attivazione anche quando il proprietario, momentaneamente uscito dalla vista, riappare. Non è tutto: l'attivazione del nucleo caudato avviene allo stesso modo nell'uomo e nel cane, quando si tratta di pensare a emozioni positive. È ciò che gli scienziati chiamano «omologia funzionale».

In definitiva, dunque, l'abilità nel provare esperienze emozionali positive, come l'amore e l'affetto, mostra che il cane ha un livello di sensibilità comparabile a quella dei bambini. Ovvio che questa scoperta apre obbligatoriamente una profonda riflessione sul rapporto tra uomo e cane. E allora ecco che «vieni bimbo mio», forse non è più un'esagerazione.

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