Roma - L'appuntamento è per domani pomeriggio alle 15 in un albergo romano. Una manifestazione per riaffermare l'importanza dell'unità e per tornare a parlare di valori e di politica. Dietro quest'operazione c'è Francesco Storace (la Destra).
È il punto di partenza per far rinascere Alleanza Nazionale?
«È un buon punto di partenza. Tutto nasce prima dell'estate. Quando ho ricevuto pieno mandato da parte del comitato centrale del mio partito di censire tutte le sigle che stanno a destra del Pdl e di saggiare la possibilità di un'unione».
Quante sono queste sigle?
«Più di una decina. Una dispersione di voti inutile, visto che i denominatori comuni sono maggiori dei punti di vista differenti».
Un'operazione che richiama subito alla mente quanto sta avvenendo nel Pdl, con la rinascita di Forza Italia.
«Secondo me fanno benissimo a far rinascere Forza Italia. Io d'altronde sono sempre stato contro la nascita del Pdl. Fiero della nostra diversità e della diversità del popolo che noi rappresentiamo».
Perché ora sarebbero maturi i tempi per la rinascita di Alleanza Nazionale?
«Intanto perché chi, in An, ha spinto per la confluenza nel Pdl è stato sconfitto dalla Storia, mentre il partito, il nostro partito, non è stato sconfitto né dalla magistratura né dalla Storia».
Ogni riferimento a Gianfranco Fini è assolutamente voluto, vero?
«È sua la massima responsabilità. Ma non è stato il solo. Sono stati in tanti quelli che allora gli sono andati dietro».
A proposito di partito unico della destra, è riuscito a convincere la Meloni e Crosetto?
«Ancora no, anche se ovviamente sono molto interessati al progetto, tanto che domani al Parco de' Principi una delle quattro sigle che organizzano la manifestazione è la loro (le altre sono la Fiamma, la Destra e Io Sud, ndr)».
Per il momento, però, non è imminente il matrimonio tra la Destra e Fratelli d'Italia. Mi sa spiegare perché?
«Francamente non lo capisco nemmeno io. Ignazio La Russa ha definito questo progetto una sorta di operazione nostalgia. In verità mi sembra soltanto una cosa di buon senso visto che se la politica ha come obiettivo anche quello di far sentire un individuo dentro una comunità, mutare la massa in popolo, dare simboli, inserire la vita del presente dentro una storia, allora è il momento di riappropriarci di un'identità troppo velocemente lasciata da parte».
E tra i primi slogan quelli contro l'Euro e la Bce.
«La nostra deve essere l'Europa dei popoli non delle banche. Dobbiamo tornare alla lira e rinunciare a questa macchina infernale del fiscal compact».
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