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Sanità, 10 milioni di cittadini si spostano per farsi curare: è fuga dalle Regioni in rosso

Vola la spesa delle famiglie a causa dei ticket: +18% in un anno. E i cittadini delle Regioni con piano di rientro si fanno curare altrove

Sanità, 10 milioni di cittadini si spostano per farsi curare: è fuga dalle Regioni in rosso

La mia regione ha siglato un piano di rientro dal disavanzo? Nessun problema posso sempre andare a farmi curare in qualche altra regione meno tartassata dalla manovra. A pensarla così secondo il Censis sono 10 milioni di cittadini residenti nelle regioni con piani di rientro, ovvero Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Piemonte, Puglia e Sicilia. È dunque alto il rischio "fuga sanità" secondo quanto emerge dalla ricerca del Censis contenuta nel Rapporto 2012 "Il Sistema Sanitario in controluce" della Fondazione Farmafactoring, presentato oggi a Roma. Il 18% dei cittadini di queste regioni, infatti, si è già rivolto a un medico, a una struttura o a un servizio sanitario di un’altra regione o si è recato all’estero per farsi curare. Il dato poi diventa più incisivo se confrontato con gli italiani che vivono invece nelle altre regioni dove solo il 10,3% ha scelto di spostarsi: il 7,7% in meno. Rispetto al resto dell’Italia, i residenti nelle regioni con piano di rientro sono poi più pessimisti e ben il 37,6% è convinto che la sanità regionale peggiorerà nei prossimi cinque anni, contro il 29,5% dei residenti nelle altre regioni. Per quel che riguarda il ricorso alla sanità privata il divario invece non è così evidente: vi si è rivolto il 39% dei residenti in regioni con piano e il 37% di coloro che vivono nelle altre regioni. La forbice si riallarga invece per quel che riguarda le spese sostenute di tasca propria per la sanità (il 61,8% dai residenti in regione con piano contro il 54,9% degli altri) e per l’incremento della spesa privata per famiglia (il+20% per coloro che vivono in regioni con piano contro il +16% del resto).

Ticket, che salasso

Tutti d’accordo invece sul fatto che la spesa sanitaria sia aumentata. Per il 58% degli italiani, i costi per visite mediche, dentista, analisi e accertamenti diagnostici sono aumentati del 18% in un anno. Tra intramoenia e sanità privata la spesa di tasca propria vola: il 38% dei cittadini ha fatto ricorso nell’ultimo anno alla sanità privata per almeno una prestazione. In particolare sono donne (42%), adulti con 45-64 anni (42,5%) e anziani (40%), residenti nel Nord-Ovest (42%) e nei comuni tra 10mila e 30mila abitanti (42%), laureati (42%). Il 55% giudica però troppo alto il prezzo pagato per la prestazione, il 44% lo valuta giusto e appena l’1% lo ritiene basso. Infine, il 10% dei cittadini ha fatto ricorso all’intramoenia nell’ultimo anno. In particolare sono donne (11,5%), 45-64enni (12%), residenti al Centro (13%) e nei comuni tra 100mila e 250mila abitanti (15%), laureati (15%). In questo caso pensa di aver pagato un prezzo troppo alto il 49%, giusto il 48%, basso il 3%.

La sanità in finanziaria

Le manovre di finanza pubblica in sanità? Inefficaci e ingiuste. Si può riassumere così secondo il rapporto del Censis il punto di vista degli italiani sulle manovre in sanità. Concepite per rendere sostenibile la spesa sanitaria pubblica, hanno prodotto diseguaglianze. Per il 77% degli italiani si poteva tagliare altrove. Il 71% pensa che le manovre accentueranno le differenze di copertura sanitaria tra le diverse regioni e tra i ceti sociali, aumentando le disparità nella tutela della salute. Il 66% ritiene che non riporteranno la spesa sotto controllo. Per il 62% in questo modo si tagliano i servizi e si riduce la qualità. Il 51% è convinto che negli ultimi due anni la copertura pubblica si sia già ridotta, perché sono aumentate le prestazioni che vanno pagate, il 44% ritiene che la copertura sia rimasta inalterata e solo il 5% che si è ampliata.

Depoliticizzare la sanità nelle regioni

Per tenere insieme sostenibilità finanziaria e qualità dell’assistenza, la prima cosa da fare è depoliticizzare la sanità. Per il 40% dei cittadini è necessario passare a una gestione da parte di manager più competenti e non scelti dalla politica. Per il 38,5% ciascuno deve contribuire pagando un ticket proporzionato al proprio reddito. Il 37% indica la necessità di rendere più efficienti strutture, servizi e personale.

Il 19% vuole introdurre controlli rigorosi sui medici di medicina generale.

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