RomaMatteo Renzi seleziona accuratamente i bersagli da colpire e alla Rai non risparmia nulla. Prima ha fatto cassa (150 milioni) sul bilancio e ieri, sull'onda delle reazioni, ha attaccato l'azienda troppo politicizzata sbeffeggiando lo sciopero indetto per l'11 giugno. Toni duri che nascondono qualche apertura, tutta politica, del governo e un indebolimento del fronte pro sciopero, con molte defezioni soprattutto a sinistra.
Teatro della nuova uscita, il Festival dell'economia di Trento. Lo sciopero? «È una polemica incredibile. È una situazione umiliante. Se vogliono aprire una riflessione sulla qualità del servizio pubblico, bene, altrimenti questa polemica lascia il tempo che trova», ha detto rispondendo a sindacati e azienda. Bocciata la protesta. «Vogliono fare sciopero, lo facciano, poi ci confrontiamo sul costo delle sedi regionali. È umiliante questa polemica quando nel paese le famiglie tirano la cinghia». Se lo avessero fatto prima delle elezioni, «prendevo il 42,8% e non il 40,8%».
In ballo c'è appunto il taglio da 150 milioni. Per Renzi tutto però nasce «da un finto problema», visto che «nessuno ha chiesto tagli a programmi e contenuti Rai. Diamo due possibilità: riorganizzare le sedi regionali o vendere Raiway (la società che controlla rete di trasmissione, ndr) che non è decisiva ai fini del suo funzionamento».
Parole che hanno convinto in qualche modo i sindacati della Rai e quello dei giornalisti. Per l'Usigrai «finalmente siamo al cuore del tema e si parla di riforma della Rai servizio pubblico. Non vediamo l'ora di fare una bella operazione verità sui conti, per colpire i veri sprechi: appalti, consulenze esterne, produzioni esterne, contratti di collaborazione inutili e superpagati, e che fanno comodo a qualcuno e vanno contro gli interessi di tutti, mentre in azienda si consentono marginalizzazioni e sottoutilizzazioni». Il segretario della Fnsi (il sindacato dei giornalisti) Franco Siddi ha rilanciato auspicando che «lo choc sui tagli alla Rai si trasformi in una cura salutare».
Tutto sembra preludere a un dialogo, oppure a una rottura del fronte pro sciopero. Contro la protesta si sono espressi giornalisti del Tg3 e il conduttore Massimo Giletti. Poi c'è l'Autorità di garanzia per gli scioperi che martedì valuterà la legittimità della protesta. «In questo momento non credo che uno sciopero faccia bene alla Rai», ha sostenuto il consigliere Rai, Luisa Todini, commentando le parole di Renzi. «Anche nella migliore azienda ci sono inefficienze da tagliare». Vendere parte di Rayway, insomma, è una soluzione che può andare bene a tutti. Ma se è possibile farlo, ha ricordato l'ex ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, è perché il governo Berlusconi impedì la vendita del 49%. «La Rai con il 51 per cento sarebbe stata in minoranza. Uno sporco imbroglio che ho impedito».
Il premier ieri ha anche annunciato un piano «Sblocca italia», cioè un'accelerazione sulle opere pubbliche attraverso una cabina di regia a Palazzo Chigi, con un responsabile ad hoc. «Facciamo un elenco - dice ancora Renzi - e entro fine luglio arriverà un provvedimento ad hoc».
Sono i milioni che secondo il ministero dello Sviluppo mancano quest'anno alla Rai a causa dell'evasione del canone
È il valore in milioni di
Sono i milioni che il governo intende tagliare, con il decreto che ha deciso il bonus fiscale, dal bilancio 2014 della Rai
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