Sciarpe, camicie, tailleur Ma alla fine va in bianco la battaglia delle vestali

Sono 90 le deputate che raccolgono l'appello di Ravetto e Moretti, le grilline invece scelgono il nero. E il ministro Boschi resta neutrale con un raso verde

Sciarpe, camicie, tailleur Ma alla fine va in bianco la battaglia delle vestali

Un po' bambola un po' sexy, la piemontese Cristina Bargero conquista un'improvvisa notorietà in Transatlantico grazie al candido microvestito dalla gonna godet e lo scollo a V sulla schiena nuda, appena velata dalla sciarpa di garza.
È una delle fans delle quote rosa, la bionda deputata Pd, tra quelle che alla Camera accolgono l'invito di Laura Ravetto (Fi): «Battiamoci per la parità di genere con un segnale visivo: indossiamo simbolicamente qualcosa di bianco, perché non è una battaglia tra sessi ma per la qualità della democrazia». Lei ha una severa camicia candida, resa più frivola dalla cintura di perle sul pantalone rosato.
Visto dall'alto l'emiciclo di Montecitorio, tutto in legno scuro e pelle rossa, sembra cosparso di petali immacolati sparsi a caso sui seggi, da destra a sinistra passando per il centro politico: d'altronde, 90 parlamentari hanno firmato l'appello bipartisan per la parità di genere. Ce ne sono tanti ovunque, di petali chiari, tranne che nell'area del M5S. Lì spicca la giacca giallo-uovo di Tiziana Ciprini. E tutta di nero vestita Roberta Lombardi dichiara con la tinta opposta il no alle «vestali» delle quote rosa.
Il colore è come una bandiera, un'affermazione di idee in questa giornata in cui il voto sull'Italicum slitta di ora in ora, sotto la presidenza di una Laura Boldrini che ha una sciarpa bianca sulla giacca cipria. Nei banchi del governo la ministra Maria Elena Boschi con la sua blusa di raso verde rappresenta la neutralità dell'esecutivo.
Daniela Santanchè, invece, la sua posizione l'afferma con forza nello squillante tailleur pantalone rosa-fucsia. «Non amo le donne-Barbie, ma le donne-capo. La parità non si afferma per legge», dice. È convinta che questa storia serva a far pagare a Renzi il defenestramento di Letta. Una vendetta «per far saltare il patto con Berlusconi». «Ma no, ma no», assicura Alessandra Moretti, altra democrat in casacca candida un po' militare per le spalline. «Avevo pensato al rosso, colore di battaglia, ma la Ravetto ha detto che il bianco caratterizza meno la parte politica».
Però tradisce più di ogni altro il livello d'eleganza, al contrario del nero che tutto camuffa. E quello di Dorina Bianchi (Ncd) è alto, avvolta com'è in una sofisticata giacca di chiffon con grandi revers svolazzanti come ali. La palma del kitsch va al leghista dai capelli a spillo Gianluca Buonanno che sfoggia una giacca bianca. Perché, solidarizza? «Macchè, le prendo in giro! E che facciamo poi, anche la riserva per gay? E Vladimir Luxuria dove lo metteremmo?». Dice che la giacca gliel'ha prestata un domatore, ma sembra più da cameriere. La Boldrini pretende che la cambi, ma lui replica che con giacca e cravatta rispetta il regolamento. Nunzia De Girolamo di Ncd, arriccia il naso ai commenti del lumbard in Transatlantico. Lei ha un cravattino maschile di seta sulla camicetta bianca. «Un po' uomo e un po' donna - spiega - perché sono capogruppo e rappresento tutti». Passano due sciarpe bianche al collo di Rosy Bindi e Paola Binetti. Nei banchi di Fi spicca Pina Castiello in total white, Renata Polverini sulla camicia candida ha uno spolverino arancio, il lungo cardigan immacolato di Michela Vittoria Brambilla esalta il rosso dei capelli. Michaela Biancofiore, invece, è in giacca nera.


«Sono bellissime - sospira il relatore azzurro della riforma elettorale Francesco Paolo Sisto - un modo elegante di manifestare il proprio pensiero. Fosse sempre così...». Peccato che poco dopo l'emendamento quote rosa venga bocciato.


di Anna Maria Greco

Roma

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