Se la burocrazia ci rovina pure il Natale

Il classico "cesto" è diventato una complicazione: per ogni prodotto è necessario emettere una fattura diversa

Se la burocrazia ci rovina pure il Natale

Cotechino, panettone, champagne e una candela. È il più tradizionale dei cesti di Natale. Detto «cesto» per chi lo riceve, più propriamente «pacco» per chi lo deve comporre. A stringere il nodo del fiocco rosso del più classico tra i classici regali delle imprese, sono le mani contorte della burocrazia. Perché? Per ognuno dei regali è d'obbligo una diversa fattura. Quindi: il suddetto pacco regalo richiede quattro fatture. L'assurdità è stata evidenziata dall'Unione dei commercianti di Mantova che ha fatto due conti e dopo avere tristemente riso a crepapelle si sono messi d'accordo per denunciare quella che sembra una vicenda da Azzeccagarbugli di manzoniana memoria.

L'Ufficio-complicazione-cose-semplici (sempre attivissimo in Italia) nel tradurre in «decreto di attuazione» l'articolo 62 del decreto legge 1/2012 relativo ai tempi di pagamento dei prodotto agricoli e agroalimentari recita: «Il venditore deve emettere fattura separata per cessioni di prodotti assoggettate a termine di pagamento differenti». Per capire esattamente di cosa stiamo parlando basta tornare al nostro bel cestone natalizio che viene ordinato da un ufficio qualsiasi ad un povero operatore commerciale. Facile buttare dentro vino, cotechino, panettone e un oggetto qualsiasi. Il complicato arriva dopo, quando c'è da fare i conti con la legge. E quindi, nel dettaglio: per il vino viene applicata la legge numero 28 del 1999 con pagamento a 60 giorni dalla consegna della merce. Prima fattura. Passiamo al cotechino o zampone che sia. In questo caso si tratta di «prodotto deteriorabile» e quindi il pagamento cambia. È a 30 giorni che decorrono dall'ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura. Seconda ricevuta. Il panettone invece è un «prodotto non deteriorabile» per il quale la legge prevede tempi più lunghi, e quindi il pagamento a 60 giorni che decorrono sempre dall'ultimo giorno del mese del ricevimento della fattura. Ultimo pezzo, il regalino, l'oggetto qualsiasi al quale viene invece applicata un'altra normativa (il decreto legislativo 192/2012 per chi ama la precisione) con pagamento a 30 giorni dal ricevimento della fattura, salvo deroga. Un pacco, quattro fatture per una confezione che magari non costa più di 20 euro. Dieci pacchi, 40 fatture e un'abbondante dose di arrabbiatura.

La normativa è stata appena pubblicata sulla Gazzetta ufficiale.

Anche prima per gli alimenti valevano tempi di pagamento diversi - comunque derogabili - ma non esisteva l'obbligo di fatturazione separata. «Il colmo dell'ironia - ha commentato Stefano Simonazzi dell'Unione commercio Mantova - è che la legge è nata proprio per tutelare le piccole imprese e invece nel concreto va nella direzione opposta».

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