Se i pm politicizzati ora contagiano anche l'europolitica

Anche Sarkozy de­nuncia di essere og­getto di una campagna del governo di sinistra con il concorso dei magistrati di sini­stra

L'ex presidente della Francia Nicolas Sarkozy
L'ex presidente della Francia Nicolas Sarkozy

Quando Silvio Berlusconi denuncia i quattro golpe mediatico-giudiziari subiti a suo danno da vent'anni a questa parte, i suoi avversari parlano con sufficienza della «solite» lamentazioni del leader di Forza Italiana. Quando Nicolas Sarkozy denuncia in Francia di essere oggetto di una campagna condotta dal governo di sinistra con il concorso di magistrati di sinistra e della stampa vicina al partito di Hollande, i suoi nemici lo rintuzzano con sufficienza rilevando che l'ex presidente francese usa le stesse lamentazioni adoperate per vent'anni in Italia da Silvio Berlusconi.

La comune sufficienza dei nemici del leader del centrodestra italiano e del leader del centrodestra francese è un modo consueto della sinistra di derivazione marxista di evitare le questioni ridicolizzandole. Ma le questioni rimangono. E proprio il tentativo di rimuoverle negandole finisce, col tempo, per renderle sempre più concrete e complicate da risolvere.

I casi di Berlusconi in Italia e di Sarkozy in Francia indicano che la questione dell'uso politico della giustizia e le sue conseguenze nefaste sul corretto andamento dei sistemi democratici è diventata una questione di rilevanza europea. Fino a ieri l'opinione pubblica del Vecchio continente e anche quella mondiale liquidava le denunce di Silvio Berlusconi contro le azioni della magistratura politicizzata ai suoi danni come il tentativo del solito italiano riottoso alle regole. Oggi il caso Sarkozy e la sua denuncia sul sistema da Stasi che la sinistra al potere e la magistratura politicizzata hanno instaurato in Francia, incrinano il luogo comune con cui veniva zittito Berlusconi e sollevano la questione dell'uso politico e degenerativo della giustizia a livello non solo europeo ma anche mondiale.

Se il leader di Forza Italia e l'ex presidente francese fossero legati da amicizia o da qualche rapporto di tipo politico il metodo della sufficienza potrebbe ancora soffocarli nel disprezzo e nel ridicolo. Ma tra Berlusconi e Sarkozy non c'è e non ci può essere altro che una profonda e reciproca ostilità. Il primo non può certo dimenticare che nel cosiddetto «quarto golpe» ai suoi danni, quello internazionale, l'ex presidente francese ha svolto un ruolo di primissimo piano. E il secondo non può certo pensare che l'oggetto dei risolini di scherno scambiati con la Merkel possa essergli in qualche modo solidale nella difficoltà in cui si trova attualmente.

Ma, sia pure in maniera assolutamente distinta e separata, i due casi rappresentano le facce di una sola e inscindibile questione che si pone a livello europeo e internazionale. Quella degli effetti distorsivi e devastanti provocati sul corretto funzionamento dei sistemi democratici dall'uso politico della magistratura e dei servizi da parte della sinistra inserita nelle istituzioni.

Probabilmente a dispetto dello stesso Sarkozy, infatti, la sua vicenda strappa il caso Berlusconi dalla nicchia dell'anomalia tutta italiana in cui era stato collocato dai pregiudizi internazionali e dalla totale ignoranza degli eventi politici del nostro Paese. E la pone automaticamente a livello europeo insieme alla vicenda dell'ex presidente francese per aprire la discussione sulla tendenza della sinistra al governo o nelle istituzioni di combattere i propri avversari con l'uso politico della magistratura e dei servizi.

Il tema, a ben guardare, non riguarda solo le vicende interne italiane e quelle francesi ma può e deve essere un argomento da sollevare nel corso della prossima campagna per le elezioni europee. Che aspetta, infatti, il Ppe a denunciare il pericolo della deriva autoritaria di una sinistra che non perde il vizio in Europa a colpire gli avversari con le armi illecite della magistratura e dei servizi?

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