Quindici giorni fa era stato l'unico partito del centrodestra a guadagnare voti, ieri è stato l'unico a strappare al centrosinistra un sindaco al Nord. La Lega esulta dall'alto del suo 6 per cento abbondante su scala nazionale che è diventato 53 per cento al ballottaggio di Padova. E festeggia Matteo Salvini, vincitore in Europa e nel Nordest, che sull'onda del successo annuncia per il 20 luglio un congresso «politico» da tenere proprio nella città da ieri guidata da Massimo Bitonci. Al congresso Salvini proporrà di «ampliare gli orizzonti della Lega, cioè che possa confederarsi con altri soggetti». Doveva essere un congresso «tecnico» per aggiornare lo Statuto alle nuove regole del partito, «ma abbiamo deciso che sia anche un congresso politico - ha motivato il segretario federale - per accogliere le sfide di un centrodestra in libera uscita. Per noi la politica non va in vacanza e c'è tutto un ampio spazio da riempire in alternativa a Renzi».
Il Carroccio va dunque dritto al bersaglio grosso: la leadership del centrodestra. Lo fa da posizioni nuove, non più secessioniste o federaliste, ma nazionaliste: no euro ma ritorno alla vecchia lira, niente immigrazione fuori controllo né accoglienza indiscriminata, riconquista della sovranità perduta a favore dell'Europa matrigna. Lo scandalo delle tangenti per il Mose ha regalato alla Lega ulteriore capacità attrattiva.
Spiega Luca Zaia, governatore leghista del Veneto: «Basterebbe leggere le 800 pagine dell'ordinanza dell'inchiesta per capire quanto estranei siamo ai fatti, ma anche quanto io sia stato problematico per quelli che parlavano al telefono. A Padova è stato scelto il sindaco che si è sempre dimostrato integerrimo e i veneti sceglieranno anche il governatore che si è dimostrato con la barra dritta. Noi rappresentiamo la discontinuità, l'hanno detto i padovani votando Bitonci in un momento di grande crisi e difficoltà per la comunità veneta».
Su questa strada la Lega si muove con spregiudicatezza. Perché a Padova ha vinto anche con il decisivo apporto di Forza Italia, alleata già dal primo turno. Ma non si può dire che le camicie verdi abbiano restituito il favore agli azzurri in altri ballottaggi. È sufficiente dare un'occhiata all'andamento del voto in capoluoghi del Nord come Pavia, Cremona e Bergamo per accorgersi che ai candidati sindaci del centrodestra (tutti e tre di Forza Italia e in carica, quindi in cerca di riconferma) sono mancati proprio i voti della Lega che chiede lealtà senza ricambiare.
L'astensionismo del Carroccio è confermato da Roberto Maroni, che si è detto «favorevolmente sorpreso» dalla vittoria di Bitonci a Padova e «sfavorevolmente sorpreso» per la sconfitta di Alessandro Cattaneo (Fi) a Pavia. «Dove abbiamo perso - ha osservato il governatore lombardo - siamo stati penalizzati dalla bassa affluenza. Penso che anche questo risultato dica che candidati forti non bastano. Bisogna convincere i nostri ad andare a votare, la sfida è rinnovare il centrodestra. Bisogna far capire che serve il rinnovamento. Nella Lega lo abbiamo fatto con Salvini e ha funzionato. Spero che i colloqui con Forza Italia portino anche a questo».
Lega furbetta, dunque, che si presenterà ai colloqui con Forza Italia dicendo: i vincenti siamo noi. Non a caso, annunciando il congresso, Salvini ha citato un sondaggio Swg (commissionato dalla Lega) in cui egli è in testa al gradimento tra gli elettori di centrodestra davanti a Renzi e Berlusconi: «Ci mettiamo a disposizione di un centrodestra che anche le ultime elezioni hanno dimostrato essere un po' tanto in difficoltà».
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di Stefano Filippi
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Gli
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