Servizi sociali, Md contesta il tribunale di Milano

Servizi sociali, Md contesta il tribunale di Milano

E adesso è scontro tra giudici sulla ammissione di Silvio Berlusconi all'affidamento ai servizi sociali. Il malumore contro la sentenza del tribunale di sorveglianza di Milano ha covato per un paio di settimane sotto la cenere, affidato al dibattito sui blog interni alle toghe, e ora viene platealmente allo scoperto, con Magisratura Democratica che, per la penna di uno dei suoi leader storici, attacca con una pesantezza senza precedenti i magistrati milanesi colpevoli di non avere spedito il Cavaliere agli arresti domiciliari. Consentire all'ex premier di espiare la sua pena in affidamento sarebbe testualmente «una presa in giro» che ha mandato delusi i «sentimenti di gran parte dei cittadini» che si aspettavano di vedere il Cavaliere, se non in galera, almeno uso 24 ore su 24 ad Arcore, guardato a vista e impedito di fare politica.
A dare voce a questa delusione è un giudice da poco in pensione, l'ex procuratore generale di Firenze Beniamino Deidda, con il suo editoriale su Questione Giustizia, la rivista di Md, che ieri ottiene l'onore della home page sul sito delle toghe di sinistra. Deidda spara a zero, su Berlusconi, ovviamente, «un uomo ricco, fortunato, il quale ha dato prova di speciale inclinazione a delinquere, commettendo un odioso reato fiscale e ha prodotto gravi danni allo Stato, compromesso l'immagine della nazione all'estero», e fin qua niente di nuovo; ma soprattutto Deidda spara sui suoi ex colleghi, rei di avere accolto la richiesta del Cavaliere: «Sarebbe stato bello che i giudici sapessero interpretare il profondo sentimento popolare con una decisione ferma e solenne», tuona. E invece «se ne sono liberati con questa uscita un po' curiosa delle quattro ore settimanali di impegno sociale, senza chiedersi cosa il condannato avrebbe fatto nelle restanti 164 ore della settimana». I cittadini, afferma Deidda, «si aspettavano che una grave condanna non finisse miseramente nel nulla e soprattutto non finisse con quella che sembra una presa in giro».
Nel mirino di Deidda (che in passato finì sui giornali per una sua discesa in campo a favore della liberalizzazione dell'hashish, dichiarando «Non ho mai fumato canne perché non ho tempo») ci sono i due giudici del tribunale di sorveglianza di Milano che, insieme a due esperti, hanno dato l'okay all'affidamento di Berlusconi: Beatrice Crosti, una toga non schierata, e soprattutto il presidente Pasquale Nobile de Santis, in quota alla corrente centrista di Unicost. Secondo il gossip del tribunale milanese, è stato Nobile de Santis a premere perché la richiesta di Berlusconi venisse accolta: «Una ordinanza - commentava un magistrato milanese assai attento a queste vicende - forse non impeccabile sul piano del diritto ma inevitabile sul piano della opportunità.

Quali attacchi sarebbero piovuti sulla magistratura se Berlusconi fosse stato messo agli arresti?». Ma è proprio di un nuovo scontro frontale con il mondo della politica che, evidentemente, Deidda - in pensione ma non domo - ha sentito la dolorosa mancanza.

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