Marco Lombardo
Sotto sotto c'è sempre, nel mondo imprenditoriale italiano, ma anche in quello politico, chi continua a tifare per l'uscita del Paese dall'euro con il conseguente ritorno della lira. Ernesto Preatoni, l'imprenditore milanese che ha inventato, facendone un grande business, il fenomeno di Sharm El Sheikh, fa parte della schiera di chi rema contro la moneta unica. E per dimostrare di credere in un rilancio concreto dell'Italia con il ritorno alla vecchia lira, non si limita a enunciare alcuni dei benefici di cui l'economia del Paese beneficerebbe.
Preatoni, in proposito, lancia una sfida. E attacca: «Conoscete qualcuno che sia disposto a fare investimenti qui in Italia? Ebbene, una volta fuori dall'euro sono pronto a costruire, qui in Italia, una catena di 150 alberghi e dar lavoro ad almeno 6-7mila persone. Un piano, ovviamente, che potrà svilupparsi con il sostegno del sistema bancario».
Darebbe un forte scossone.
«Credo anche che chi delocalizza tornerebbe sui propri passi, perché le condizioni generali in Italia migliorerebbero in modo significativo. Il punto è quello di creare le premesse allo scopo di consentire agli imprenditori di tornare a investire nel proprio Paese».
Lei, in proposito, è tra quelli che ha destinato ingenti risorse all'estero, tra Egitto, Russia e Paesi Baltici.
«Dico solo che molti di quelli che hanno creduto che questa fosse una delle solite crisi cicliche, hanno poi finito per pagare un conto salatissimo».
L'addio all'euro, si continua però a ripetere, causerebbe una catastrofe e manderebbe la popolazione sul lastrico.
«Ma quale catastrofe. A parlare così, sostenuti da qualche giornale, sono soprattutto quei professori che non cambiano mai idea e si rifiutano, anche davanti all'evidenza, di ammettere che hanno sbagliato. La penso come l'economista Paul Krugman quando afferma che la tua spesa è il mio reddito. Bisogna far tornare la gente a spendere».
Preatoni, vediamo che lei ha sulla scrivania, in bella evidenza, uno schema che descrive quello che potrebbe accadere a un'Italia senza più euro.
«Premesso che l'indebitamento del Paese è così elevato e che sarà impossibile ripagarlo in termini reali, l'addio alla moneta unica ci renderebbe subito competitivi: la lira, che potrebbe subire una svalutazione tra il 30 e il 40%, e un'inflazione controllata in un range tra il 7,5 e il 10%, farebbero da volano alla domanda interna, determinerebbero il ritorno degli investimenti in Italia e, soprattutto, allevierebbero il peso del debito pubblico».
Un libro dei sogni?
«Ci sarebbe bisogno dell'intervento coraggioso di un personaggio politico intelligente, pronto a lavorare sul ritorno in tempi rapidi alla lira, anche perché da qui alla fine dell'anno il banco rischia di saltare.
Questo politico verrebbe preso per pazzo?
«La realtà è sotto gli occhi di tutti. Ma se un po' di tempo fa a pensarla contro l'euro eravamo quattro gatti, ora siamo molti di più».
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