Tra le sfide dell'esecutivo la questione meridionale. Senza dimenticare il Nord

Per il governo la ripresa parte dal Mezzogiorno. Trigilia: "Cambiamo il rapporto tra Nord e Sud". Patroni Griffi: "Noi meridionali dobbiamo darci una mossa"

Tra le sfide dell'esecutivo la questione meridionale. Senza dimenticare il Nord

Il governo Letta ha un duro compito: se quello guidato da Monti ha dovuto rimettere a posto i conti, una delle priorità del nuovo esecutivo è di rilanciare la crescita economica dell'Italia. Un Paese a due velocità, con il Nord lanciato verso una macroregione e un Sud frammentato che fatica a decollare. Mentre le imprese settentrionali sono strozzate dalle tasse e chiedono una riforma fiscale, a Mezzogiorno il problema dell'imprenditoria è lungi dall'essere risolto.

La squadra messa in piedi dal nuovo premier lo sa bene e il neosottosegretario alla presidenza del Consiglio lo ha spiegato questa mattina in un'intervista al Mattino: "È giusto chiedere a questo governo un impegno forte per la nostra terra che può e deve essere il motore per far ripartire la crescita del Paese", ha detto Filippo Patroni Griffi, napoletano, "Il fatto che nel nuovo esecutivo ci siano diversi ministri del Sud non può far altro che rafforzare il ruolo centrale che questa parte dell’Italia deve ricoprire nello sviluppo del Paese". Il sottosegretario, ex ministro per la Pubblia amministrazione, sa bene però che lo Stato non può molto se non c'è la volonta di ripartire: "Ora noi meridionali dobbiamo darci una mossa", avverte.

Tanti i romani che fanno parte del nuovo governo, ma diversi anche i campani e i siciliani. Come il neoministro della Coesione territoriale, Carlo Trigilia, sociologo siracusano col pallino per il Meridione. Docente all'Università di Firenze, è un esperto delle economie e delle reti dei territori e ha studiato lo sviluppo territoriale nelle regioni di piccola impresa nelle zone meridionali del Belpaese. L'anno scorso ha pubblicato il saggio "Non c’è Nord senza Sud" in cui sostiene che la crescita dell’Italia si decide nel Mezzogiorno e che il Paese non avrà uno sviluppo solido se nel Mezzogiorno non si avvierà una crescita capace di autosostenersi. "Negli ultimi tempi ho insistito affinché si modifichi in modo decisivo il rapporto tra Nord e Sud diversamente da come impostato finora", ha detto ieri, "Comincerò dalla massima valorizzazione per tutto il Paese di queste risorse, perchè i fondì europei siano spesi e si vada a spenderli bene".

Dal Sud viene anche il nuovo ministro ai Beni culturali, Massimo Bray. Sconosciuto ai più fino a ieri, è un 54enne leccese, molto legato alle sue radici. Tra le altre cose, infatti, è anche presidente de "La Notte della Taranta", la fondazione che promuove la riscoperta della "pizzica" salentina e organizza il più grande festival europeo di musica popolare.

Sul suo sito spiega di essersi impegnato in politica (con il Pd) "perché crede che la cultura possa essere il modo migliore di ricostruire il nostro Paese. E perché crede che, grazie alla cultura, il Mezzogiorno possa mostrare la sua migliore
identità".

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