Monti mollato pure dai suoi diserta il colloquio al Colle

Lo sfogo del Prof alla riunione dei parlamentari di Scelta civica: "Non volevo venire. Troppe le illazioni su di me"

Monti mollato pure dai suoi diserta il colloquio al Colle

Arrivano momenti, nella vita. Momenti nei quali non vorresti esserci e, se ci sei perché costretto, vorresti scomparire, dissolverti, trascendere in vapor acqueo. Far sentire il prestigioso peso della tua assenza.

È attraversato da uno di questi momenti, il professor Mario Monti, ieri obbligato a riunire i suoi di Scelta civica prima che la delegazione composta dai capigruppo Mauro e Dellai, più Olivero e Cesa, s'avviasse al Quirinale per le consultazioni. Consultazioni disertate dal premier per doverose questioni di opportunità. Ma il luogo nel quale il Prof non avrebbe più voluto esserci è stato proprio lì, in mezzo ai suoi. E lo ha detto nella rude maniera di un re nauseato della propria corte. «Ero tentato dal non venire», sarebbero state letteralmente le sue parole, prima di abbandonarsi a uno sfogo di amarezza che deputati e senatori centristi pare abbiano accolto quasi come un preludio d'abdicazione. «Troppe illazioni contro di me, sono disgustato... So di essere considerato in via d'estinzione, ma non vorrei essere estinto da chi ho contribuito a portare qui... Alcune dichiarazioni che ho letto sui miei supposti interessi personali sono disgustose - ha proseguito Monti -. È chiaro, i giornalisti colorano, ma è evidente che qualcuno fornisce loro validi spunti... qualcuno di voi ha messo delle voci in giro, ci sono state delle critiche che non mi aspettavo. Se qualcuno non si fida più di me lo dica apertamente».

Nella tiepida saletta di Montecitorio dai caloriferi ormai pendevano ghiaccioli, e non è risuonato alcun moto di cortese ribellione; nonostante la folta rappresentanza cattolica, nessun discepolo ha provato a discolparsi con l'evangelico «forse io, signore?». Né Monti, d'altronde, ha mai promosso afflati di tenerezza tali da mettersi al passo coi tempi (circostanza che non manca di farne comprendere una cospicua inattualità). Il puntuale resoconto che quel «qualcuno», anzi più d'uno, ha fatto trapelare persino alle agenzie di stampa della riunione, fa ben comprendere il punto cui Scelta civica è giunta.

Non distante dalla medesima algida (e un po' schifata) razionalità è stato lo schema proposto dal Prof riguardo alle prossime mosse. Ragionamento che parte dall'assoluta necessità di un governo, persino a «geometrie variabili», ma non da quella che a presiederlo sia Bersani. «Non siamo stampella di nessuno», ha detto Monti, infastidito dalle velleità del capo piddino. Eppure, ha continuato, «non si sa che cosa sia peggio» tra un governo che non riesce a decidere e un ritorno al voto anticipato, tanto più che una forza del dieci per cento prima di tornare alle urne «deve pensarci due volte». Un suicidio, sarebbe: stritolati dall'ulteriore polarizzazione del voto. Ergo: meglio rimettersi a Napolitano e attendere di capire che cosa proporrà Bersani.

Codina velenosa: «Bisogna vedere se Napolitano farà più di un tentativo... In questo caso, potrebbe essere più opportuno aspettare il secondo giro». Quando il cadavere di Bersani sarà salito a galla e già portato via dalla corrente.

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