L'estate dei professionisti dell'alta tensione. Forse la politica si è arresa, oppure in giro deve esserci uno strano tipo di influenza che porta al masochismo. Magari è impotenza. Nessuno sa davvero come si esce da questa stagione lunga e nera. Oppure è solo egoismo. Una cosa è certa, la crisi economica la sente sulla pelle chi la vive tutti i giorni. Gli altri ne parlano, come un rumore di fondo, un coro greco, ma passano i giorni e per un motivo o per l'altro finisce in secondo piano. Assuefazione. Eppure la crisi era, è, dovrebbe essere il problema. La risposta da dare in fretta. Illusi. La crisi viene sempre dopo. C'è sempre qualcosa di più urgente da fare. Un giorno bisogna sfiduciare Alfano, un altro Renzi smania e via discussioni sulle regole delle primarie, sul partito, sul porcellum, su come arrivare a Palazzo Chigi, diretti o passando per la segreteria. Poi la verifica di governo o il processo Berlusconi. E per non farci mancare nulla buttiamo nel minestrone anche la val di Susa, il nuovo campo scuola per tutti quelli che sognano la rivoluzione, o devono sfogare rabbia, frustrazioni e mal di denti, perché «No Tav ergo sum» e pure questo è un modo per sentirsi vivi.
In Italia, come diceva Flaiano, la linea più breve tra due punti è sempre l'arabesco. Forse è per questo che cerchiamo di alimentare le tensioni, di buttare tutto all'aria per vedere l'effetto che fa. Ognuno con la speranza di guadagnarci qualcosa. Nel club degli apocalittici da tempo c'è anche Casaleggio. Il filosofo di Grillo non si nasconde più. Parla, teorizza, vede il futuro. A Gianluigi Nuzzi, che lo intervista per Ponza d'Autore, svela cosa c'è nella palla di vetro. «Il Paese avrà nei prossimi mesi, non so quanti, uno choc economico». Falliremo. E questo un po' lo stiamo temendo tutti, da tempo. Lo stesso Grillo ne parla come un'occasione. «Pronti a prendere i fucili». Casaleggio con lo sguardo più neutro, come chi non tifa, ma si associa a un destino già scritto, prevede uno scenario diffuso di disordini e rivolte. È una sorta di violenza inevitabile, forse catartica, che arriva all'orizzonte. La val di Susa è un'avanguardia. Sono le prime nuvole nere del tempo che verrà. La politica non avrà strumenti per resistere alla tempesta. Non questa politica. Il problema è che tutti quelli che quasi si augurano la caduta totale non è che abbiano un progetto politico poi così chiaro. Renzi dice io sono io e sono pure giovane.
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