Con buona pace dei teorici dello sfogo, al momento il Cavaliere non pare per nulla pentito del missile terra-aria lanciato sabato pomeriggio da quel di Lesmo. Questo, almeno, dice a chi ha occasione d'incontrarlo o ai pochissimi che riescono a superare il centralino di Villa San Martino che ad Arcore rimbalza buona parte delle telefonate in arrivo.
Silvio Berlusconi, insomma, è convinto della strada intrapresa, perché spiega «avrò pure il diritto di difendermi da una magistratura che più che in carcere vorrebbe vedermi morto». Anzi, la verità è che nell'annuncio di due giorni fa l'ex premier ha «censurato» quella che sarebbe stata la vera notizia bomba: l'adieu al Pdl. Il Cavaliere resta infatti dell'idea che il partito sia ormai da archiviare, non solo il brand ma tutta la struttura e la sua classe dirigente. «Ci fa solo perdere voti», continua a ripetere da settimane. Concetto ribadito in privato ancora ieri: «Bisogna fare una nuova lista che guardi alla società civile, un movimento snello». Magari che abbia come core business la riforma della giustizia e è soltanto una delle ipotesi con tutti candidati che non abbiamo mai messo piede in Parlamento prima. L'avrebbe dovuto dire già sabato pomeriggio, poi dopo una lunghissima telefonata con Gianni Letta ha deciso di rimandare l'annuncio a data da destinarsi. Ma con la testa è lì che sta, lontano anni luce dal Pdl pur giurando ai suoi interlocutori che «con Angelino va tutto bene» e che «le primarie si faranno».
Una distanza siderale. C'era da tempo, ma è probabile che l'ultima settimana abbia contribuito allo strappo definitivo. Prima l'esultanza di tutti i colonnelli all'annuncio del suo passo indietro quasi fosse una panacea, poi il silenzio dopo la conferenza stampa di sabato: due passaggi chiave, incomprensioni politiche che forse potrebbero diventare anche personali. Che le primarie del Pdl si facciano o no conta poco con un Berlusconi in prima linea, pronto a far «ballare» il governo come mai prima e deciso su questo a fare campagna elettorale. Per i vertici di via dell'Umiltà sarebbero comunque l'unica strada percorribile per cercare un rilancio, ma il rischio flop sarebbe altissimo. E quanto il Cavaliere sia interessato alla cosa è racchiuso in un dato: stasera arriveranno i risultati delle elezioni in Sicilia, domani si riuniscono i vertici di via dell'Umiltà per discutere le regole delle primarie e proprio nello stesso momento Berlusconi s'invola per il Kenya, destinazione il resort «Lion in the sun» di Flavio Briatore a Malindi. Ci resterà fino a domenica, per rimettersi in forma in vista di un'eventuale campagna elettorale. A conferma della volontà di tornare in prima linea.
E infatti l'ex premier continua sulla falsa riga della conferenza stampa di Villa Gernetto. E a chi ha occasione di sentirlo affonda colpi su Mario Monti che «sta prendendo decisioni che stanno mettendo in ginocchio il Nord e il mondo delle imprese». E ancora: «È il nostro elettorato a pagare il prezzo più alto». Insomma, non si può «andare avanti così», tanto che «anche il presidente di Confindustria ha posto il problema». Magari non staccherà davvero la spina, ma di certo Berlusconi è deciso a tenere il governo sulle spine e sulla legge di stabilità sarà battaglia. Ce n'è anche per il Quirinale, perché in privato i toni nei confronti di Giorgio Napolitano sono molto critici.
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