Un Comune in prima fila contro la violenza di genere, con punto di ascolto per le «donne che vivono situazioni di disagio legate a maltrattamenti, violenze fisiche o psicologiche» e che appena un mese fa vara l’iniziativa «Valore Donna », «insieme verso un cambiamento socio culturale per contrastare la violenza sulle donne». E il sindaco dello stesso Comune che rischia di finire in galera per una lunga, brutta storia di maltrattamenti e di botte riservati alla moglie ritenuta credibile dalla Procura della Repubblica. Il primo cittadino viene salvato dal gip, che respinge la richiesta di arresto avanzata dai pm e lo lascia a piede libero. Ma la Procura non demorde, e continua a indagare.
Accade tutto a Cervia, sulla riviera romagnola, da sempre roccaforte rossa, dove da un anno il sindaco è Mattia Missiroli, già protagonista del reality sul calcio Campioni ed enfant prodige del Partito democratico locale (a 25 anni era già consigliere provinciale), che viene eletto con il 56 per cento dei voti. Ed è Missiroli, come raccontato ieri dal Resto del Carlino , a venire investito dall’indagine della procura di Ravenna, guidata da Daniele Barberini. La moglie, con cui ha due figli e da cui si sta separando, lo accusa di avere iniziato a picchiarla già oltre dieci anni fa, e di avere costellato il resto della vita in comune di violenze fisiche e psichiche: fino all’ultimo atto, l’aggressione che il 5 dicembre scorso costringe la donna a rivolgersi al pronto soccorso.
In una dichiarazione del suo avvocato, Missiroli si dichiara innocente, e mette in relazione le accuse con la fine del rapporto coniugale: «La separazione in corso coinvolge aspetti che possono prestarsi a strumentalizzazioni». Ma c’è un dato che potrebbe avere convinto i pm della sincerità della moglie: che non ha presentato spontaneamente denuncia, e solo quando si è presentata in ospedale per farsi curare, davanti alla attivazione dei protocolli da «codice rosso», ha deciso di parlare delle botte del marito- sindaco. Immediata trasmissione del referto medico e delle dichiarazioni della donna alla polizia e da questa alla Procura della Repubblica, che ritiene che ci siano tutti gli elementi per attuare la linea dura: richiesta di custodia cautelare in carcere. Il giudice preliminare respinge la richiesta, spiegando che non si rischiano nuovi episodi di violenza perché nel frattempo Missiroli se n’è andato di casa. Ma secondo il Carlino , il sindaco è già rientrato nel domicilio coniugale, sotto lo stesso tetto della moglie che lo accusa.
Agli investigatori, la donna avrebbe riferito di umiliazioni quasi quotidiane, di atteggiamenti aggressivi quasi mai sfociati in botte, ma che hanno condizionato pesantemente la sua esistenza. Alle botte, poi, dice che a volte si arrivava: come nel caso del 5 dicembre, di cui ha fornito alla polizia anche un video girato col cellulare. Lei è a terra, col marito che la sovrasta, lei urla «guarda cosa mi hai fatto» lui la riprende a sua volta mentre sostiene di non averle fatto niente.
In un altro filmato del 2020 è ripresa una lite, pare innescata dai termosifoni troppo alti, in cui Missiroli alzerebbe le mani sulla moglie, fermandosi solo quando si accorge che lei lo sta riprendendo con il telefono. A testimoniare che non si tratta di fatti isolati ci sarebbe anche un episodio del 2012 quando, dopo appena quattro anni di matrimonio, la moglie scelse di rivolgersi a un centro di assistenza per donne maltrattate.