Un'«icona del Sabato santo» la definì Benedetto XVI all'ultima ostensione del 2010. È la Sindone, che ieri pomeriggio è stata mostrata nuovamente per un'ora e mezzo nel duomo di Torino davanti a 300 malati e un gruppo di giovani, e in mondovisione su Rai1. Il lino che avvolse il corpo di Gesù esposto «in un giorno speciale come il Sabato santo - ha spiegato l'arcivescovo torinese Cesare Nosiglia, custode pontificio del sudario - significa che la Sindone, pur non essendo materia di fede, rappresenta una testimonianza importantissima della passione e resurrezione del Signore: la trasformazione delle tenebre della morte in luce di speranza». Il Sabato santo è un giorno di silenzio e di attesa, non si celebrano messe fino alla veglia di mezzanotte perché la Chiesa dedica questo tempo a meditare sul mistero di Cristo sepolto dopo la morte in croce. Il telo con i segni della passione di Gesù «può aiutare a entrare nel giorno di Pasqua», spiega Nosiglia. Senza uscire dalla cappella del duomo torinese, la Sindone è stata tolta dalla teca speciale in cui è conservata, sollevata e ripresa dall'esterno tra canti e preghiere.
Papa Francesco ha inviato un videomessaggio proiettato nei momenti in cui cominciava l'ostensione televisiva. «Questo volto sfigurato assomiglia a tanti volti di uomini e donne feriti da una vita non rispettosa della loro dignità, da guerre e violenze che colpiscono i più deboli», ha detto Jorge Mario Bergoglio. Ma l'effigie del sacro lino «comunica una grande pace» che invita a «non perdere la speranza». Dice il Pontefice: «Il nostro non è un semplice osservare, ma è un venerare, è uno sguardo di preghiera. Direi di più: è un lasciarsi guardare. Questo volto ha gli occhi chiusi, è il volto di un defunto, eppure misteriosamente ci guarda, e nel silenzio ci parla».
«Come è possibile? - si chiede Francesco -. Come mai il popolo fedele vuole fermarsi davanti a questa icona di un uomo flagellato e crocifisso? Perché l'Uomo della Sindone ci invita a contemplare Gesù di Nazaret. Lasciamoci dunque raggiungere da questo sguardo, che non cerca i nostri occhi ma il nostro cuore. Attraverso la sacra Sindone ci giunge la parola unica e ultima di Dio: l'amore fatto uomo, incarnato nella nostra storia. Questo volto sfigurato assomiglia a tanti volti di uomini e donne feriti da una vita non rispettosa della loro dignità, da guerre e violenze che colpiscono i più deboli». Eppure «questo Corpo torturato esprime una grande pace, è come se ci dicesse: abbi fiducia, non perdere la speranza; la forza dell'amore di Dio, la forza del Risorto vince tutto».
Ieri sera alle 20,30 Papa Francesco ha celebrato nella basilica vaticana la veglia di Pasqua durante la quale ha dato i sacramenti (battesimo, comunione e cresima) a quattro adulti di diverse nazionalità. Questa mattina la messa solenne sul sagrato di San Pietro cui seguirà la benedizione «Urbi et orbi».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.