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Sinistra fratricida, mezzo Pd molla Renzi

Tiene il patto tra Renzi e Berlusco­ni. Ma a che prez­zo per la sinistra. Oggi il piano tasse: occhio alla fregatura

Sinistra fratricida, mezzo Pd molla Renzi

Tiene il patto tra Renzi e Berlusconi. Ma a che prezzo per la sinistra. Non ci stanno. Mezzo Pd volta le spalle al premier e nel segreto del voto segreto cerca di farlo cadere in culla affossando la legge elettorale che ieri ha ottenuto il sì della Camera per solo venti voti (dieci parlamentari). C'è odio e bava alla bocca nelle parole di sdegno e minaccia pronunciate da Bersani, Rosy Bindi e compagni contro Renzi. Lo stesso astio che ben abbiamo conosciuto negli ultimi vent'anni. Badate bene: della legge elettorale, delle quote rosa e delle preferenze, nel Parlamento delle donne nominate dal capo (spesso su presupposti chiacchierati) non gliene frega nulla a nessuno. Quello che brucia è dare ragione al pregiudicato Berlusconi, fare le riforme insieme a Forza Italia. Sono comunisti, non possono accettarlo. Donne e uomini che usano le donne come scudo e arma. Poveretti.

Renzi ha dimostrato coraggio e ha minacciato: uno scherzo e andiamo a casa tutti, poi lo spiegate voi agli elettori. Gliene diamo atto. E siamo convinti che democratico non è blindare i generi umani dentro leggi assurde (che non hanno pari in Europa) ma rispettare i patti. Democratico è fare qualche cosa di utile, non necessariamente di perfetto.

Bersani annuncia vendetta al Senato, dove la legge elettorale approderà nei prossimi giorni. Dovrà, lui e suoi sodali, farlo a viso aperto perché lì il voto segreto non è contemplato. Se dopo Berlusconi ha in testa di smacchiare anche Renzi, si accomodi. Il primo tentativo sappiamo bene come è finito: lui a casa, Berlusconi a scrivere le riforme.

Neppure il tempo di tirare un respiro che già oggi arriva il nodo economico. Si tratta di decidere se i dieci miliardi (forse) trovati per abbassare il cuneo fiscale dovranno andare a vantaggio dei lavoratori o delle imprese. Nel primo caso più soldi in famiglia e quindi più consumi (e poi più occupazione). Nel secondo più euro alle imprese e quindi più occupazione (e poi più consumi). È un problema che divide da sempre gli economisti, una risposta esatta non c'è. I sindacati spingono per la prima soluzione, Confindustria per la seconda. Ovvio. A parole il governo manda a quel paese tutti e due. E fa bene. La politica serve a questo: scegliere una strada.

Basta che questa non sia dare con una mano (meno cuneo fiscale) e togliere con l'altra (più tasse al ceto medio). Non lo dico a caso. Il rischio c'è. Se così fosse non ci stiamo. La scossa promessa non può essere una sedia elettrica per chi nonostante tutto manda avanti il Paese.

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