Politica

Soldi ai partiti: l'accordo salta, il maxiassegno no

Nervi tesi in maggioranza. Senza l'ok alla nuova legge incasseranno 46 milioni. Scontro sul tetto alle donazioni

Roma - Pd e Pdl litigano sui cavilli e l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti si allontana. Una baruffa non priva di vantaggi pratici per i due più grandi partiti italiani: se infatti la Camera non dovesse licenziare presto una delle più invocate leggi anti Casta sarebbe difficile che anche il Senato possa poi esaminarla e approvarla entro la fine dell'anno. E ciò vorrebbe dire che i partiti metterebbero le mani anche sull'intero obolo del 2014, pari a 46 milioni di euro. La legge all'esame di Montecitorio, infatti, prevede una decurtazione progressiva in un triennio della regalia di Stato, che per il primo anno successivo all'approvazione della legge sarebbe pari al 40 per cento. Uno «sconto» che slitterebbe al 2015 nel caso di ritardata conclusione dell'iter di approvazione della norma. Non è un caso quindi se i partiti più grandi, quelli che si pappano la fetta maggiore della torta, non mostrino alcuna fretta.

Il motivo di scontro tra Pd e Pdl risiede in una serie di possibili correzioni al testo del governo, in particolare nel tetto alle donazioni dei privati che, nella nuova normativa, dovrebbe andare a compensare parzialmente la progressiva cancellazione dei contributi pubblici. Il Pdl vorrebbe innalzare fino ad almeno un milione il tetto che Pd e Sel hanno voluto fissare a 100mila euro per ogni donazione. Altri punti caldi, la depenalizzazione sulle violazioni alle regole sul finanziamento pubblico richiesta con un emendamento ad hoc del Pdl, ma anche la cosiddetta norma «salva Forza Italia». Si tratta di un emendamento che permetta alla futura sigla di «ereditare» per il periodo transitorio il finanziamento spettante al Pdl garantendolo «ai partiti a cui dichiari di far riferimento almeno la metà più uno dei candidati eletti sotto il medesimo simbolo alle più recenti elezioni per il rinnovo di Camera e Senato».

Ieri mattina i relatori del disegno di legge in commissione Affari Costituzionali Mariastella Gelmini (Pdl) ed Emanuele Fiano (Pd) si sono incontrati per cercare una mediazione ma non l'hanno trovata e si sono presentati in commissione a mani vuote. Così quello che approderà oggi nell'aula di Montecitorio sarà un testo incompleto, che riporta le modifiche già apportate ma considera di fatto respinti gli emendamenti non approvati, che potranno essere ripresentati. «Il dissenso all'interno della maggioranza provoca l'impossibilità di concludere l'esame del ddl sul finanziamento ai partiti in commissione», la resa di Francesco Paolo Sisto, presidente della commissione. Che poi accusa il Pd: «Trovo anomalo che un testo del governo fatto sulla base di una presunzione di accordo di maggioranza sia bocciato da una parte di quella stessa maggioranza. E su un tema non delicato ma delicatissimo. La forza dei numeri ha prevalso sulla ragione».

Oggi il testo arriverà - salvo rinvii dell'ultimo minuto - in aula, dove la guerra sui singoli emendamenti si combatterà in campo aperto.

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