RomaSostanze o accidenti che siano, per casualità della natura o «aiutini» che arrivano dal cielo, fatto sta che il «nocciolo duro» del Letta-bis, frammento dopo frammento, nucleo dopo nucleo, sta prendendo corpo tra il terzo piano di Palazzo Madama, sede del gruppo Misto del Senato, e il secondo piano dell'attiguo Palazzo Carpegna, sede del Movimento Cinquestelle. Complici le infuocate riunioni (domani è prevista l'ennesima) tra gli apprendisti stregoni inventati da Grillo.
Passata l'estenuante stagione degli scontrini, e poi lo choc di quella delle espulsioni, da qualche mese l'inefficacia di un lavoro parlamentare privo di sbocchi unito ai meccanismi di controllo e delazione messi in moto dai capi, hanno fatto sbocciare una copiosa fioritura di sospetti reciproci, sintetizzati dai giornali nella «guerra» tra «ortodossi alla linea» e «aperturisti». Scontro giunto ormai al redde rationem, dopo lo spreco di «vaffa» e di poesie dalla rima caduca. Secondo l'eurodeputata Sonia Alfano sarebbero ormai 15 i senatori grillini pronti a votare un governo con il Pd. «Parlerei - ha specificato la (forse) ben informata Alfano - di senatori disposti a discutere alcuni punti imprescindibili sulla base dei quali costruire un'intesa con il Pd». Anche se il senatore 5 Stelle Mario Michele Giarrusso alle ipotesi di un sostegno al Letta bis risponde su Facebook con un secco: «Colpi di sole tardivi».
Sarebbero una ventina quelli che «da sempre si incontrano con componenti nel Pd», dice la Alfano che dichiara di voler scongiurare questa scissione. E i dissenzienti, aggiunge perfida, «sono molto in difficoltà perché dal Pd non arrivano i segnali che si aspetterebbero. Non vedono la mano tesa verso obbiettivi di condivisione...». Stessa sensazione, ma stavolta in positivo, nutre l'ex portavoce bersaniana Alessandra Moretti: «Se Berlusconi decidesse di staccare la spina al governo non escludo la formazione di una diversa maggioranza, sempre con Letta, che comprenda senatori del Pdl e alcuni del M5S. Già in numero utile e necessario per sostenere l'esecutivo». Vale la pena di rivederli, questi conteggi che dopo l'arrivo dei quattro senatori a vita portano solo a «meno sette» voti l'autosufficienza di Letta dal Pdl. Il Pd, con Monti (20) e Autonomie (10), arriva a 138 voti. Il Misto conta 7 di Sel, 4 espulsi grillini e 5 senatori a vita che, sommati ai 138, portano a 154 il totale. Oltre agli eventuali fuoriusciti dei Cinquestelle, si sono già manifestati nel Pdl alcuni senatori cosiddetti «responsabili» o «paraministeriali», primo dei quali Mimmo Scilipoti (ma si parla anche di Villari, Razzi e forse Augello). Le dita di una mano o poco più. Infine c'è l'intero gruppo «Gal» (Grandi Autonomie e Libertà) pronto alla bisogna, a cominciare da Paolo Naccarato.
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