Caro Direttore,
l'Italia non è un paese per donne. Non per questo, leggendo con interesse l'articolo «La beffa delle quote rosa» di Antonio Salvi, si deve per forza copiare la «noiosissima e politicamente correttissima» Norvegia. Il nostro futuro non è tra i fiordi ma nelle piccole e medie imprese, nelle aziende e nelle tante attività che sono il fiore all'occhiello del nostro Paese. L'Italia sul fronte della presenza femminile è indietro, neppure Salvi lo può negare. Lo dico da nemica giurata delle quote rosa e di quell'impostazione da ghetto dorato dove racchiudere le donne e promuoverle per diritto di nascita. Ma - c'è un ma sempre - è necessario domandarsi se questo Paese non ne abbia realmente bisogno. Come strumento, non come fine. Come elettrochoc per svegliare e dare coraggio. Quanto scritto dal prof Salvi è per certi versi condivisibile. Sarebbe necessario che le donne, o almeno chi di loro lo desidera, avessero la possibilità di credere nelle proprie capacità. È questo il vero ostacolo. Quindi siamo sicuri che un periodo di «quote» non sarebbe d'aiuto all'Italia?
Uno studio di Catalyst, ripreso da qualche mese orsono da Forbes, sottolineava come le donne, a parità di curriculum e posizione all'interno di un'azienda, ricevono stipendi più bassi e un minor numero di promozioni rispetto agli uomini. In conclusione, suggeriva di dare semplicemente più valore e potere alle donne. L'Italia non fa eccezione, anzi qui si rende sempre più necessaria la lotta contro stereotipi e luoghi comuni espressi nei confronti delle donne.
A New York ci sono il doppio di donne fondatrici di start-up rispetto alla Silicon Valley. E forse il numero sta crescendo, dato che nell'ultima edizione di TechStars Nyc, uno tra i più famosi acceleratori al mondo, quasi la metà delle start-up scelte hanno una donna come cofondatore. Negli Usa sì e in Italia no? Togliamo il punto di domanda e mettiamolo alla fine di una semplice considerazione: le donne possono fare di più per l'Italia e dobbiamo far sì che questo avvenga?
Domanda o meno, la risposta risiede nella nostra coscienza. Uomo o donna poco importa. Siamo italiani. Senza dogmatismi e schermi mentali.
Lo dico ostile al principio delle quote - il rosa oltretutto non mi piace affatto - ma ne sono convinta. Obtorto collo teniamoci la legge Golfo-Mosca, i risultati se non numerici saranno di qualità. Per ripartire tutti alla pari, con i meriti reali di ciascuno.*Europarlamentare Pdl
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