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Sorrisi e strette di mano: Silvio e Mario spiazzano tutti

Tregua elettorale al museo. Scambio a due passi dal binario 21 poi i leader se ne vanno per la loro strada

Mario Monti all'inaugurazione del memoriale della shoah
Mario Monti all'inaugurazione del memoriale della shoah

Milano - Incontri ravvicinati. Non del terzo tipo, nemmeno del primo né del secondo. Più semplicemente e fors'anche più inaspettatamente, un incontro fra due tipi impegnati con grande determinazione nella campagna elettorale per le prossime politiche. Due tipi che, giusto per fermarci alle cronache delle più recenti settimane, non si sono scambiati soltanto dei complimenti ma che, invece, ieri a Milano hanno scelto di sorridersi e stringersi la mano. Silvio Berlusconi e Mario Monti.
È accaduto in mattinata prima dell'inizio della cerimonia di inaugurazione del museo della Shoah in stazione Centrale, cui entrambi hanno partecipato assieme ad altri leader politici e autorità varie.
Ebbene, prima che la celebrazione della «Giornata della Memoria» cominciasse Monti (che era in compagnia della moglie Elsa) si è avvicinato al leader del Pdl, e dopo, avergli regalato uno smagliante sorriso (puntualmente contraccambiato dal Cavaliere) si è intrattenuto con lui per pochi minuti. Un breve scambio di battute, con tono sommesso, cui hanno fatto velo gli uomini della scorta e che è stato quindi difficile interpretare anche per i più ardimentosi giornalisti dalle orecchie tesissime. Dopodiché, altra stretta di mano al congedo e ognuno per la propria strada, anzi, ognuno lungo il binario 21 della Centrale dove è stato finalmente collocato, dopo anni di lavori e di interruzioni, il Memoriale della Shoah di Milano.


Tra i politici presenti anche il segretario federale della Lega Roberto Maroni, seduto proprio dietro Berlusconi che, dispensando a sua volta sorrisi un po' a tutti, ha cercato di avvicinarsi il più possibile ai due interlocutori per cogliere il senso e la direzione di quell'incontro fra ex presidenti del Consiglio, piuttosto fuori dagli schemi e dal rituale della perfidia politica dettata dalla campagna elettorale.

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