Sotto la lente le operazioni degli ultimi due anni Ma lui lancia messaggi: «Vedremo chi ha rubato»

Sotto la lente le operazioni degli ultimi due anni Ma lui lancia messaggi: «Vedremo chi ha rubato»

RomaMentre sullo scandalo dei fondi regionali del Pdl si consuma una lotta politica fratricida, la magistratura si muove con i piedi di piombo, circoscrivendo per ora le indagini a Franco Fiorito l'ex capo gruppo alla Regione Lazio indagato per peculato. Un nuovo «caso Lusi» con fuoriuscite ingiustificate di denaro dalle casse del gruppo consiliare, fatture vere e false che servivano a spillare quanto più denaro possibile dalle casse del Pdl, bonifici per 753mila euro che dal Pdl transitano all'estero, assegni per 846mila euro senza beneficiari. E poi carte di credito prepagate che attingevano denaro sempre dal Pdl e soldi dei contribuenti usati per pagare a Fiorito auto e vacanze di lusso.
I pm stanno focalizzando gli accertamenti sui casi di presunto arricchimento personale di Fiorito, gli altri gruppi consiliari per ora sono fuori. Anche se non è escluso che in una seconda fase le indagini possano allargarsi alle spese di altri partiti coinvolgendo altri politici. Dal 2010 ad oggi Fiorito, che come capo gruppo fino a luglio aveva libero accesso ai conti del partito perché nel Pdl questa figura coincide con quella di tesoriere, ha speso quasi 6 milioni di euro. Al procuratore aggiunto Alberto Caperna e al pm Alberto Pioletti non interessa però quanto di quel denaro sia stato utilizzato per l'attività politica, anche se queste spese dovessero risultare eticamente non appropriate, vogliono solo capire se e quanti soldi del Pdl siano finiti nelle tasche del politico indagato. Il resto è faccenda della Corte dei Conti. Ci sono quei 109 bonifici effettuati dall'ex capogruppo e utilizzati per trasferire i soldi del Pdl sui suoi conti personali, cinque spagnoli e sette italiani e, che proprio non convincono chi indaga, come non convince la spiegazione secondo la quale quello sarebbe il denaro con cui la Regione gli pagava le sue tre indennità. Procura e Finanza stanno ricostruendo le movimentazioni dei fondi gestiti da Fiorito negli ultimi due anni, spostamenti che hanno insospettito Bankitalia e fatto muovere la magistratura. Che ora sta passando al setaccio tutta l'attività contabile del gruppo alla Regione Lazio.
Ieri in Procura c'è stato un vertice tra pm e investigatori delle Fiamme Gialle, subito dopo l'avvocato Carlo Taormina è entrato nell'ufficio di Caperna per prendere accordi sull'imminente interrogatorio di Fiorito. Vuole essere sentito al più presto, vuole parlare. Nel frattempo, Lusi docet, lancia messaggi poco rassicuranti per gli ex colleghi di partito: «Vedremo chi ha rubato», dice. Ci sarebbero carte su carte a dimostrare rimborsi non sempre dovuti pagati ad altri politici del suo schieramento, documenti a provare che le spese pazze non erano solo le sue. Il giorno dell'interrogatorio il tutto verrà consegnato al magistrato.

L'avvocato Taormina, intanto, dà un assaggio di quello che Fiorito potrebbe dire: «Il problema non è la Bmw che ha acquistato con i soldi del gruppo del Pdl per fare attività politica sul territorio ma è di quei consiglieri, di cui abbiamo le note spese, che non hanno comprato un Suv ma hanno chiesto di avere il rimborsone come se lo avessero acquistato. Nel porcile ci stanno tutti e dipende da una decisione dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, che a suo tempo ha deciso di assegnare questi soldi a tutti i gruppi».

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