RomaLe coincidenze possono essere infauste, tanto quanto i mariti possono essere ingombranti.
Mentre ancora si commenta la reazione scomposta di Anna Finocchiaro a Matteo Renzi, che non la vede adatta a salire al Quirinale, ecco che i riflettori si accendono sul processo a Catania in cui il marito dell'ex ministro Pd deve rispondere di abuso d'ufficio e truffa aggravata.
Imbarazzante. Qualcuno se n'è accorto e una provvidenziale e difettosa notifica provoca il rinvio. Melchiorre Fidelbo, ginecologo-imprenditore indagato per un appalto senza gara, si presenterà davanti ai giudici della terza sezione penale del tribunale catanese solo il prossimo 25 giugno.
Per la moglie che forse davvero ambiva al Quirinale, però, questa notizia non ci voleva. Proprio adesso che sono riuscite fuori quelle foto della spesa all'Ikea, con i poliziotti di scorta che spingono il carrello e imbustano padelle. Proprio adesso che l'ex capogruppo Pd al Senato ha dato del «miserabile» al ribelle Matteo, per averle sbarrato la strada alla successione di Giorgio Napolitano.
Sì, non è una buona pubblicità per una candidata alla presidenza della Repubblica avere un marito sotto processo, con altre tre persone, per l'affidamento senza gara dell'appalto per l'informatizzazione del presidio territoriale di assistenza (Pta) di Giarre.
Una procedura amministrativa della Regione almeno poco ortodossa avrebbe assegnato direttamente alla Solsamb, guidata appunto da Fidelbo, una prima anticipazione di 175mila euro. E per la Procura «avrebbe procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale» alla società.
Per abuso d'ufficio e truffa aggravata sono imputati, oltre a Fidelbo, gli allora direttori amministrativi dell'Azienda sanitaria provinciale di Catania Giuseppe Calaciura e dell'Asp Giovanni Puglisi, e il direttore generale dell'Asp 3 Antonio Scavone, eletto nel Pdl in quota Pds-Mpa.
Si capisce bene quanto dia fastidio alla Finocchiaro che in questo delicato momento si riparli dell'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Michelangelo Patanè e dal sostituto Alessandro La Rosa. I quali accusano: la delibera del 2010 che autorizzava l'Asp di Catania a stipulare un convenzione con la Solsamb per i fondi legati all'informatizzazione del Pta di Giarre è stata redatta «senza previo espletamento di una procedura a evidenza pubblica e comunque in violazione del divieto di affidare incarichi di consulenza esterna», come prevede la normativa regionale.
I maligni, poi, ricordano che quel finanziamento per l'appalto poi revocato al marito è stato deliberato da un esponente nominato da Raffaele Lombardo, al cui governo della Regione la senatrice Finocchiaro ha assicurato l'appoggio politico, anche dopo che l'indagine di mafia Iblis lo ha fatto finire sotto processo per mafia.
Insomma, se Pier Luigi Bersani voleva Anna al Colle, anche i guai del marito frenano la sua corsa.
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