Spot di Napolitano, la gente scappa

Flop di ascolti per l'intervista al capo dello Stato da Fazio su Rai3: il presidente difende l'Europa e presenta il suo libro. Uscito nel 2013

Spot di Napolitano, la gente scappa

Perché un presidente della Repubblica è comparso, fatto eccezionale nella storia d'Italia, nel corso di un talk show in prima serata? Per consegnare in tutta fretta un messaggio alla nazione? Per comunicare informazioni di vitale importanza? Per aprire un dibattito culturale destinato a segnare un'epoca? Ma cosa andate a pensare: Napolitano doveva presentare il suo ultimo saggio. La via maestra, per ogni aspirante bestsellerista, è un passaggio televisivo da Fabio Fazio, a Che tempo che fa. Può valere anche ventimila copie, o almeno così si dice, e oggi per entrare in classifica ne bastano millecinquecento. In ogni caso, vendite a parte, l'ospite può contare sempre sull'estrema ospitalità del conduttore, noto per aver teorizzato: «Le domande scomode sono un mito. Che bisogno c'è di essere cattivi?».
Dunque Napolitano ha accettato di essere «torchiato» da Fabio Fazio. L'incontro trasmesso domenica sera era stato registrato al Quirinale, nello studio dove nascono i governi e sono ricevuti i leader mondiali. Proprio lì, su quella scrivania super istituzionale, a separare Fazio e Napolitano c'era una macchia bianca, intorno alla quale indugiava la telecamera. No, non può essere. E invece sì: la macchia bianca era proprio la copertina di La via maestra. L'Europa e il ruolo dell'Italia nel mondo (Mondadori) di Giorgio Napolitano, scritto con la collaborazione di Federico Rampini.
Il presidente ha raccattato uno share (11,91% pari a tre milioni e 161mila spettatori) consono a uno scrittore pop e non alla più alta carica dello Stato. In sostanza, Napolitano ha aggiunto nulla alla platea abituale di Fazio, che due domeniche fa aveva ottenuto un risultato quasi identico (11,32%). Considerato il declino di Che tempo che fa, l'esito modesto certamente era stato messo in conto. Per quale motivo consegnarsi a un flop sicuro? Non tanto per presentare un libro uscito nel 2013 e anticipato a giornali unificati con paginate su paginate, che i lettori avranno accolto come la trasmissione di Fazio, cioè con uno sbadiglio. L'intervento di Napolitano ha piuttosto un sapore politico perché cade proprio a ridosso dell'apertura della campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo. Ecco dunque il vero significato della ospitata su Raitre: far sapere agli italiani che l'Unione europea è bella e necessaria. Non fosse mai che nelle urne, come in Francia e altrove, facessero il botto quei movimenti che esprimono una forte protesta contro Bruxelles, l'euro, l'austerità, la burocrazia, le invasioni di campo, la cessione della sovranità, il continente a trazione tedesca.
Infatti Napolitano, dopo aver ammesso la lontananza delle istituzioni europee dai cittadini, dovuta a suo parere a un deficit di informazione, ha indicato la via maestra: «La controffensiva europeista deve partire dalla forte valorizzazione di quello che si è costruito in Europa in questi sessant'anni». Non solo ci sono state «tante relazioni di carattere economico-sociale ma si è costruito un diritto comune ed è una cosa straordinaria». Se vincessero gli euro-scettici, la «via maestra» diventerebbe un percorso a ostacoli ma non ci sarebbe alcuna retromarcia. Indietro non si torna, chiaro? «Quello che è stato scritto nei nostri trattati, - ha detto il presidente - il modello vero e proprio che è stato siglato, quello di un'economia sociale di mercato, che significa precisamente combinare dinamismo economico, produttività, competitività dell'economia con diritti sociali, è qualcosa di irrinunciabile per l'Europa».
Sono opinioni, condivisibili o meno, che in questo momento entrano nel vivo del dibattito politico.

C'è da chiedersi fino a che punto l'intervento sia stato opportuno, e la domanda sarebbe valida anche se Napolitano avesse sostenuto a spada tratta la revisione dei trattati che ci legano all'Unione. Comunque un presidente che presenta un suo libro in tv, esponendolo sulla scrivania del Quirinale, non rende un buon servizio alla carica che incarna.

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