Stop ai tagli di spesa al Quirinale, giallo sul pressing di Re Giorgio

Ok al dl Irpef al Senato con soli 159 sì, spunta un emendamento che avrebbe fatto infuriare il Colle. Il relatore Malan: "Non so nulla"

Stop ai tagli di spesa al Quirinale, giallo sul pressing di Re Giorgio

RomaIl decreto Irpef è stato approvato dal Senato con un voto di fiducia (la dodicesima del governo Renzi) e ora, scrivevano ieri le agenzie di stampa, passa alla Camera per il «via libera definitivo». Ma già ieri sera, mentre giornalisti e parlamentari facevano il bilancio delle modifiche al provvedimento con il bonus da 80 euro, dando per scontato che la versione di Palazzo Madama sarebbe stata quella definitiva, prendeva quota un'altra ipotesi.

Il Dl potrebbe essere riaperto alla Camera per introdurre un'unica piccolissima modifica: la cancellazione di un subemendamento presentato da Lucio Malan di Forza Italia sui tagli agli organi costituzionali. Mini cambiamento che comporterebbe comunque un altro passaggio al Senato per il si definitivo.

A dare conto dei boatos, l'agenzia stampa Public Policy, specializzata nel fare le pulci al merito della politica e, più in generale, nell'iter delle leggi. Citando fonti accreditate, l'agenzia stampa ha spiega che la riapertura servirebbe a cambiare una norma ritoccata proprio da Palazzo Madama, che ha modificato la ripartizione dei tagli agli organi costituzionali.

Subemendamento ad un emendamento del governo approvato dalle commissioni Bilancio e Finanze del Senato, con la non contrarietà dell'esecutivo. Prevede - spiega Public Policy - che i tagli per il 2014 di 50 milioni di euro complessivi per Quirinale, Senato, Camera, Corte costituzionale, quelli di 5,3 milioni per Corte dei conti, Consiglio di Stato, Tar, Csm e quelli da ulteriori 18,24 milioni al Cnel siano «ripartite tra i vari soggetti in misura proporzionale al rispettivo onere a carico della finanza pubblica per l'anno 2013».
L'esecutivo si era rimesso alla Commissione e i senatori, avevano approvato il subemendamento Malan a larghissima maggioranza.

In compenso, la modifica non sarebbe piaciuta al Quirinale, che è penalizzato dalla formulazione attuale del decreto rispetto alla precedente, che lasciava una maggiore libertà ai singoli organi costituzionali di decidere i tagli. Ieri, spiegavano fonti parlamentari, dal Colle sarebbe arrivata una nota al governo nella quale si chiede la modifica del provvedimento.

«A me non risulta, nessuno mi ha chiamato. Visto che il subemendamento è stato presentato da me, devo pensare che la notizia non sia vera», commenta Malan raggiunto al telefono. Il senatore azzurro aveva presentato un altro emendamento, che teneva conto di quanto gli organi costituzionali avevano tagliato, ma non è passato.


Un altro passaggio a Palazzo Madama, costringerebbe il governo a una nuova fiducia (ieri è passata con 159 voti a favore e 112 contrari). E alla Camera i deputati sarebbero tentati dal fare passare altre modifiche. Tutto per un subemendamento.

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