«Subito i soldi, o siamo condannati a morte»

nostro inviato a Cernobbio

«Onorare il debito vuol dire pagare, e subito. Più chiaro di così. Aggiungo anche che questo dogma ha ancora più valore se, a essere debitrice, è la Pubblica amministrazione. A rischiare grosso, nel 2013, sono ben 100mila imprese».
Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, che ieri ha aperto il 14° Forum Confcommercio-Ambrosetti di Cernobbio, sa bene che ulteriori ritardi dello Stato nei confronti delle imprese creditrici (in gioco ci sono 70 miliardi) signicherebbero distruggere decine di migliaia di attività con un insostenibile nuovo aggravio dei livelli occupazionali e di un'economia già boccheggiante.
E anche il decreto con cui il governo Monti ha voluto dare un segnale positivo, sbloccando risorse per 40 miliardi («ci aspettavamo di più», la risposta del leader di Confindustria, Giorgio Squinzi) non sembra dare le sufficienti garanzie.
«Se lo Stato non adempie ai suoi doveri - continua Sangalli - l'imprenditore non ha altra scelta che portare i libri in tribunale. La liquidità è l'ossigeno delle aziende, se ne vengono private il loro destino è segnato».
Eppure, presidente, dalla Commissione Ue il segnale arrivato tempo fa al governo italiano è stato chiaro.
«Per quale motivo, allora, si deve ancora tergiversare per ottenere qualcosa che è dovuto? La Direttiva, recepita dall'Italia, parlava chiaro: 30 giorni per saldare il debito. E invece passano sempre i mesi. Se avviene l'opposto, ovvero se io devo dei soldi alla Pubblica amministrazione e non onoro il debito, rischio di andare incontro a seri problemi, fino al pignoramento. E in tempi brevi».
A questo punto, sarebbe auspicabile una legge che imponga delle penali allo Stato debitore. Si pareggerebbero i conti.
«Certamente, un provvedimento del genere stimolerebbe la Pubblica amministrazione a compiere realmente sino in fondo il proprio dovere».
Un segnale in zona Cesarini del governo Monti è arrivato con il decreto che sblocca 40 su 70 miliardi. Anche lei, come Squinzi, si dichiara insoddisfatto?
«Verissimo. Siamo di fronte all'ennesimo rinvio. Non è più tollerabile. Paghino tutto e subito».
Anche la situazione politica non aiuta.
«Occorre un governo. Andare a nuove elezioni significherebbe dilatare ancora i tempi».
L'atteggiamento delle banche, restie ad allentare i cordoni della borsa, ha aggravato il problema.
«Nel 2012 il credito per le famiglie si è ridotto di 38 miliardi. E in questo inizio di 2013 si è già arrivati a 42».
Allo sblocco dei fondi devono seguire anche nuove regole.
«Bisogna assolutamente allentare la maglia, ormai troppo stretta, del Patto di stabilità».
Il vicepresidente dell'Unione Europea, Antonio Tajani, si è comunque mosso bene.
«Ha dimostrato di essere un commissario concreto, ora però tocca al Paese».
Presidente Sangalli, il mancato pagamento del debito quante imprese ha messo in ginocchio?
«Chi vanta crediti verso la Pubblica amministrazione rappresenta oltre il 50% del settore dei servizi».
Mettiamo il caso che Carlo Sangalli domani diventi ministro dello Sviluppo economico.
«Se capitasse, pur rimanendo nel campo delle ipotesi impossibili, mi batterei su tre punti: semplificazione, perché la nostra è una burocrazia barocca; inoltre, farei in modo che il credito sia erogato in maniera equa; e poi la pressione fiscale. È vero che sono tutti argomenti sbandierati durante la campagna elettorale. Ma mi chiedo per quale ragione valgono solo in quel momento e poi non vengono messi in atto».


Dia un voto alla politica economica del governo Monti.
«Dico solamente che sulle tre priorità presentate all'inizio del mandato dall'esecutivo uscente - e cioè rigore, equità e crescita - l'obiettivo è stato raggiunto unicamente nel primo caso».

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