Illustre signor premier, come sa, abbiamo un debole per lei. Addirittura c'è stato un momento in cui ci sembrava che il suo ingresso a Palazzo Chigi potesse provocare un salutare terremoto. Siamo ancora in attesa della prima scossa. Finora ci siamo beati delle sue chiacchiere disinvolte e abbiamo apprezzato il suo linguaggio sciolto, più brillante del politichese cui le nostre orecchie erano purtroppo avvezze. C'è di più. Ci ha colto la tentazione, alla quale però abbiamo resistito, di credere alle sue parole ottimistiche, gravide di buone speranze.
Oggi, tuttavia, ci corre l'obbligo di ricordarle che febbraio è finito e ancora non si è vista la nuova legge elettorale pattuita con Silvio Berlusconi nel memorabile incontro che lei ebbe con lui, durante il quale fu deciso altresì di rimodulare il titolo V della Costituzione nonché di sopprimere il bicameralismo perfetto. Dicono che lei sia svelto di lingua - e questo lo abbiamo accertato - e che sia rapido anche nel fare. Vero o falso? Aspettiamo una conferma. Frattanto segnaliamo l'assenza di iniziative coerenti col programma da lei annunciato. Ovvio, in pochi giorni di governo non è possibile realizzare granché. Per cui il nostro non è un rimprovero, ma una sollecitazione. Dimostri che le sta a cuore la concretizzazione dei buoni propositi manifestati negli ultimi tempi, quando ormai si era capito che avrebbe scalzato Enrico Letta.
La legge elettorale non comporta spese, cioè sofferenze per le casse dello Stato. Va scritta e approvata senza troppo modificarla rispetto alle idee che l'hanno ispirata. Perché, invece, essa giace in un cassetto tenuto d'occhio dalla presidente della Camera, signora Boldrini Laura? Vogliamo oppure no cambiare marcia? O pure lei, davanti alla palude, preferisce compiere un passo indietro anziché in avanti? Siamo terrorizzati all'ipotesi che il potere conquistato abbia effetti soporiferi sulla sua dinamica persona. Ci dispiacerebbe constatare come il nuovo, una volta inseritosi nel sistema, diventi vecchio e incapace di essere all'altezza della situazione.
Se non sbaglio, aveva dichiarato: affronterò una riforma al mese. Febbraio se n'è andato. Pensiamo a marzo. Ci assicura che nei prossimi 30 giorni la legge elettorale sarà varata? Altrimenti cominceremo a sospettare che lei sia uguale ai suoi predecessori: un tiratardi schiavo delle logiche partitiche.
E veniamo al nodo fiscale. Aveva giurato di scioglierlo. Non solo non lo ha sciolto, ma ignoriamo con quali mezzi - soldi - tenterà di abbassare le tasse senza ulteriormente aumentare il debito pubblico. Non è una semplice curiosità: è una preoccupazione. Non è sufficiente essere animati da nobili intenti, è anche necessario spiegare come si immagina di tradurli in pratica. È noto che le sta a cuore la scuola. Migliorarla è opportuno, gliene diamo atto. Ma come? La preghiamo di illuminarci.
Presidente, lei ha avuto molta fretta di insediarsi al vertice dell'esecutivo, quindi giustificherà la nostra urgenza di apprendere quali siano le mosse che ha in mente, e quando esse avranno inizio. Pretendiamo troppo? Abbiamo preso parecchie strinature e siamo un po' diffidenti. Ci perdonerà se siamo insistenti nel chiederle di fornirci un motivo per essere soddisfatti della sua presidenza.
Che cosa medita di fare con il Comune di Roma, la cui cassa piange? E con quello di Napoli, che versa nelle stesse condizioni? Li imbottisce di denaro (nostro) oppure li manda al diavolo? Terza opzione: li finanzia, ma commissaria le due amministrazioni civiche, come sarebbe preferibile? Non sono sciocchezze.
Lei qui si gioca la reputazione, il presente e il futuro. In politica è da fessi farsi delle illusioni, questo è scontato. Ma se Matteo Renzi ci delude subito, è bene che rifaccia le valigie prim'ancora di averle disfatte.
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