Politica

Tonino pendolare con gli Stati Uniti: quattro viaggi avvolti nel mistero

L'ex pm ha sempre mantenuto il più stretto riserbo sui suoi incontri con i vertici dell'Fbi. I suoi contatti con gli States hanno segnato la sua parabola da toga a politico

Quando rispuntano i misteri stelle e strisce di Di Pietro lui tira fuori la battuta: «Mi avete scoperto, sono James Tonino Bond». I viaggi americani, e non da turista, di Antonio Di Pietro, punteggiano la sua parabola da pm a politico, dai primi anni 90 (prima e durante mani pulite) al 2000 con la neonata Italia dei valori. Prima l'ex ambasciatore Usa Reginald Bartholomew poi l'ex console Peter Semler, intervistati dalla Stampa, hanno raccontato i rapporti confidenziali tra la diplomazia americana in Italia e il pm di Mani pulite. Semler accenna anche a un primo viaggio di Di Pietro negli Usa, organizzato dall'Usia (United States Information Agency), un ente governativo. Siamo nell'ottobre del 1992. Cosa va a fare negli Usa e chi incontra? «Di Pietro ci ha chiesto di mantenere il riserbo sui suoi movimenti» spiegò Bill Reinckins, uno dei funzionari dell'Usia. In quel viaggio (di oltre due settimane...) Di Pietro interrogherà un costruttore chiamato in causa da Salvatore Ligresti, ma farà anche dell'altro. Incontri di alto livello, magistrati americani e capi del Fbi, «si dice che venga ospitato anche da quelli della Kroll, la superagenzia di investigazioni private che da sempre lavora anche per l'intelligence Usa» scrive l'ex amico (ora in causa) Mario Di Domenico nel suo libro.

I connazionali che lo riconoscono sulla Quinta strada con un hot dog fumante in mano lo fermano per gli autografi. Nel '92 Di Pietro non è solo famoso, è un eroe nazionale, «un modello per i 30enni» scrive Famiglia cristiana. Gli americani se lo studiano bene, vogliono sapere chi è e cosa vuole fare. Due anni dopo, nel '94, qualche mese prima di abbandonare la toga, Di Pietro è ancora in volo sull'Atlantico. Stavolta è ospite ufficialmente della New York University, che lo ha invitato a tenere una conferenza su «L'evolvere dei sistemi di corruzione nella moderna democrazia». Ma anche quel viaggio, che lo porterà poi in California, è l'occasione per incontri istituzionali. I nomi che si fecero sono quelli di Rudy Giuliani e Mario Cuomo, sindaco e governatore di New York, Henry Kissinger (ex segretario di Stato), oltre a «esponenti del Fbi». Accolto da una folla di italo-americani a San Francisco, il pm parla già da politico: «Noi non siamo nuovi Robin Hood, siamo solo dei servitori dello Stato». Dieci mesi dopo, riecco Di Pietro «l'amerikano». Stavolta è a Washington, invitato per un ciclo di conferenze da due think tank di area repubblicana, l'American Enterprise Institute e il Centro studi strategici, dove il relatore, Edward Luttwak, lo presenta come «un eroe per il 92 per cento degli italiani» esprimendo l'augurio che «uno degli uomini nuovi della Seconda Repubblica possa essere proprio Di Pietro». Racconterà poi Piero Rocchini, fondatore a metà anni '90 del movimento politico Mani pulite, embrione dell'Idv: «Quando Tonino tornò in Italia lo sentii cambiato. Era come se lì negli Usa il nostro progetto di dar vita a un movimento politico fosse stato accolto con freddezza. Da quel momento, Di Pietro non parlò più di rinnovare la classe politica italiana e quello che, nelle nostre intenzioni, doveva essere un progetto autonomo dai partiti, si trasformò in un discorso di appoggio. Ebbi come l'impressione che certi circoli americani gli avessero fatto intendere di preferire un Di Pietro dentro al sistema dei partiti, anziché fuori...». Una coincidenza storica si trova: nel 1996 Di Pietro, ancora senza un suo partito, entra nel governo Prodi come ministro dei Lavori pubblici. Dirà quell'anno l'ex pm Tiziana Parenti in un'intervista a Repubblica, querelata da Di Pietro: «Prima di far partire l'onda d'urto di Tangentopoli Di Pietro è andato negli Stati Uniti, “al dipartimento di giustizia”, per avere il viatico, la legittimazione».

L'ultimo viaggio (documentato) negli Usa, tra Washington e la Florida, è del 2000, quando Di Pietro è capo di un nuovo partito da lui fondato a San Sepolcro in una sede del Cepu, l'Italia dei valori. Servono finanziamenti, e siccome in Italia non si trovano, Tonino comunica ai suoi un «e allora ce ne jammo in America». Una foto lo ritrae su un divano del «Ponte Vedra Beach Resort» di Miami, nell'autunno del 2000, insieme a Di Domenico, al facoltoso imprenditore della Florida Randy Stelk (all'epoca indagato per frode fiscale) e a un sedicente ingegnere, Gino A. G. Bianchini, che poi staccherà un assegno post datato da 50mila dollari per il partito (mai riscosso).

Misteri su misteri sulla rotta Molise-Usa.

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