Berlusconi torna a Roma e rilancia sul presidenzialismo. Raduna i suoi a palazzo Grazioli per una cena in cui si fa il punto sulle riforme e prepara la conferenza stampa di questa mattina. Tema caldo: le riforme in generale e la proposta dell'elezione diretta del capo dello Stato. Tre le strade principali per raggiungere l'obiettivo: gli emendamenti Gasparri, già depositati in Senato, che dovrebbero seguire l'iter dell'articolo 138 della Costituzione; l'iniziativa popolare attraverso la raccolta di almeno 50mila firme di cittadini, secondo l'articolo 71 della Costituzione; e infine l'introduzione di un referendum propositivo come quello che si svolse nel 1946 quando si scelse tra monarchia e Repubblica.
Oggi il Cavaliere punterà soprattutto sulla seconda opzione, grazie alla quale spera di coinvolgere gli elettori. All'orizzonte banchetti e massima partecipazione da parte dei club. Le tre iniziative, che correranno parallele, hanno un duplice obiettivo: giocare d'attacco chiamando Renzi alle proprie responsabilità visto che spesso si è dichiarato favorevole a dare maggiori poteri all'esecutivo; e soprattutto aggregare tutte le forze politiche che fanno riferimento al popolo dei moderati. Sarà un sasso lanciato nello stagno del dibattito sulle riforme. «Cambiare la forma dello Stato. Non è un'astrazione alla fiera delle bolle di sapone. C'entra con il far star meglio la gente - si legge sul Mattinale, quotidiano bollettino redatto dallo staff del capogruppo alla Camera - Le troppe tasse che schiacciano famiglie e imprese crescono come piante carnivore del nostro futuro nella palude dell'indecisionismo di governi impotenti, imprigionati da veti e contro-veti di piccoli partiti e poteri forti». Insomma, nell'attesa che il premier sondi il M5S, Forza Italia rilancia.
Berlusconi è convinto che - streaming o non streaming - il faccia a faccia Renzi-Grillo non porterà a nulla. Troppo distanti le rispettive posizioni visto che i desiderata di Pd e pentastellati non collimano in nulla; né sulle riforma del Senato né sulla legge elettorale. Anzi, sull'Italicum le distanze sono siderali e Renzi ha già fatto sapere di non voler retrocedere neppure di un millimetro. Ergo: il presunto patto coi grillini è destinato a naufragare e Renzi sarà costretto a bussare alla porta di Arcore. La troverà aperta anche se il Cavaliere non ha certo fretta di rinnovare l'accordo del Nazareno. La strategia di Berlusconi è quella di logorare il premier che sembra legarsi da sé il cappio al collo: troppe promesse non mantenute; troppi slogan all'insegna del «fare» mentre in realtà il governo pare correre nella palude.
Al di là delle riforme, Berlusconi è comunque abbastanza preoccupato dal processo Ruby che riprenderà venerdì a Milano. Pur ripetendo che si tratta di un «procedimento assurdo» i timori sono noti: si sa come la pensi la Procura di Milano e se dovesse arrivare una condanna, confermata poi in Cassazione, per il Cavaliere si potrebbero aprire le porte del carcere. Intanto, sul fronte giustizia, è arrivata la notizia del ritiro del ricorso presentato alla Corte europea dei diritti umani contro l'incandidabilità alle Europee. Il ricorso era stato presentato dall'avvocato Ana Palacio per conto di quattro parlamentari - tra cui la portavoce del partito, Deborah Bergamini - e circa 3.900 cittadini italiani. Ana Palacio ha spiegato che i ricorrenti non intendono proseguire la loro azione «perché considerano irrimediabile la violazione subita a causa dell'impossibilità per Silvio Berlusconi di presentarsi come candidato alle elezioni europee dello scorso 25 maggio».
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