Troppo veloce o troppo buono Solo la telecamera lo rivelerà

Sciava come un pazzo? Voleva salvare la bimba di amici? Anche un videoamatore l'avrebbe ripreso: "Andava piano piano...". In ballo ci sono risarcimenti milionari

Troppo veloce o troppo buono Solo la telecamera lo rivelerà

Anche in queste ore drammatiche l'ossessione della famiglia Schumacher per la privacy sta prendendo il sopravvento. Come è sempre stato nella carriera dell'ex pilota. Stavolta però c'è di mezzo un'inchiesta della magistratura, possibili colpe, cause, risarcimenti milionari, rimpalli fra chi gestisce le piste e magari la famiglia stessa di Schumi.

Per cui innesca una spirale di inevitabili sospetti e questioni da chiarire. É il caso del giallo della telecamera. Quella acquisita solo l'altro giorno dalla procura e che non sarebbe oggi un giallo se fosse stata consegnata subito dalla famiglia agli inquirenti e non giorni dopo per proteggere la privacy dell'ex pilota. La telecamera che Schumi montava sul casco e che non era stata rinvenuta sul posto e che con Michael moribondo qualcuno dei presenti aveva però trovato il tempo di mettere via. Ovvio che a questo punto ci sia spazio per pensare a qualcosa di poco chiaro. A meno che l'ossessione per la privacy da tutelare, abbia prevalso in un momento di cortocircuito. Perché se così fosse, di sciocchezza si tratterebbe. Grande sciocchezza. «É stata consegnata spontaneamente agli inquirenti. Falso che sia stata data contro la volontà della famiglia», ha dichiarato ieri Sabine Kehm, la portavoce e manager amica della famiglia Schumacher, dopo che venerdì si era parlato di sequestro chiesto dai magistrati.

Un giallo, dunque. Oppure una grande ingenuità commessa in un momento di panico da persone abituate a proteggersi e a proteggere Michael. Solo che adesso è sacrosanto il sospetto che quelle immagini, se registrate e ancora visibili e non cancellate (sennò altri gialli verranno), possano spiegare la dinamica rivelando magari che Michael stava scendendo come un missile. Giallo nel giallo. Perché nel documentato sito web de Le Dauphiné compare un riferimento ai sospetti della procura che indaga sulla velocità del campione in quel tratto di fuori pista, riferimento che poco dopo scompare. Come fosse una confidenza che doveva restare off the record. Una tesi, quella della velocità, opposta alla ricostruzione data dalla portavoce che ha sempre parlato di «Michael che sciava a velocità normale e finito nella neve fresca per essersi fermato ad aiutare una bambina caduta». Intanto, il solitamente affidabile settimanale Der Spiegel cita la testimonianza di un turista che girava un video della fidanzata e che avrebbe ripreso casualmente Schumi: «È successo lentamente, andava a non più di 20 chilometri l'ora».

Tutto questo mentre fortunatamente «Michael resta stabile» e ieri sono giunti di nuovo in visita due amici di famiglia come Jean Todt e Luca Badoer. Persone a cui l'entourage ha chiesto fin dall'inizio di non dire nulla. Ieri, sempre in nome della privacy, c'è stato tempo per puntualizzare anche su chi invece qualcosa aveva detto. Come l'ex pilota di F1 Philippe Streiff, tetraplegico a causa di un incidente e grande amico, come Schumi, del professor Gerard Saillant, il luminare accanto a Michael dal primo giorno e presidente dell'Istituto per la cura dei danni spinali. Streiff, venerdì, aveva detto cose belle: «Michael non dovrebbe più essere in pericolo di vita» e cose brutte, «l'unica preoccupazione è che si riassorba bene anche l'ematoma a sinistra, altrimenti potrebbe avere problemi di mobilità nella parte destra del corpo...». Parole, queste, che chiaramente riferivano il senso di quelle del professor Saillant allo stesso Streiff.

«Sono da considerarsi - ha precisato la Kehm - pure speculazioni, quindi nulle, tutte le notizie sulle condizioni di Schumacher che non siano diffuse dalla direzione ospedaliera e vi chiedo il rispetto della privacy della famiglia».

Tra gialli e ossessioni, un solo, importante dato positivo: Michael sembra stare meglio.

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