I soldi erano destinati alla realizzazione del nuovo porto commerciale di Molfetta, ma gran parte di quel fiume di denaro (pubblico) sarebbe stata utilizzata anche per alterare il bilancio comunale e conquistare un pareggio di facciata, scongiurando il rischio di default finanziario. É quanto emerso da un'inchiesta della procura di Trani, che ritiene di aver scoperto una truffa da poco meno di 150 milioni. La svolta ieri mattina, quando è stata sequestrata l'area e sono stati arrestati con il beneficio dei domiciliari l'ex dirigente comunale dei lavori pubblici, Vincenzo Balducci, e il procuratore speciale della Cmc di Ravenna (capofila di un'Ati di tre aziende che si è aggiudicata l'appalto), Giorgio Calderoni, direttore del cantiere. Tra i 60 indagati il senatore del Pdl Antonio Azzollini, ex sindaco di Molfetta, presidente della Commissione bilancio di Palazzo Madama. Per gli investigatori i lavori non potevano essere eseguiti a causa della presenza di ordigni bellici sui fondali, ma dal Comune avrebbero attestato che l'area era accessibile per blindare l'appalto e ottenere nuovi fondi. «I soldi per il porto di Molfetta sono tutti lì», replica Azzollini che respinge le accuse: «Abbiamo bonificato, leggo dagli atti, 50mila mine, ne rimangono 10mila, abbiamo fatto la più grande operazione del genere nella storia d'Italia: dovrebbero invece ringraziarci».
Indagine aperta anche per fare luce sul suicidio di Vincenzo Tangari, dirigente del settore contratti e appalti del Comune di Molfetta, per verificare se vi siano nessi con le presunte irregolarità relative al porto.Truffa porto Indagato senatore pdl «I soldi sono lì»
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