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"Tutta l'Italia è con noi Letta se ne deve andare"

Chiavegato, leader della Life: "Quando toglieremo i blocchi assedieremo i palazzi del potere. Siamo stanchi di malaffare, tasse e leggi strangola imprese"

"Tutta l'Italia è con noi Letta se ne deve andare"

«Devono capire che sono finiti, isolati. Che se ne devono andare. Letta e Alfano non ci rappresentano più, sono distanti dalla gente. Abbiamo un Senato illegittimo, il capo di un governo illegittimo, messo lì da un presidente della Repubblica bugiardo, e un Parlamento che non sa legiferare. S'illudono che la protesta finisca presto? Allora è bene che sappiano che quando toglieremo i blocchi e i presìdi stringeremo d'assedio i palazzi dove loro si sono asserragliati, i palazzi del potere».

Inferocito. Con la poca voce che gli è rimasta Lucio Chiavegato, storico presidente della Life (Liberi imprenditori federalisti europei), lancia il suo grido di battaglia mentre sta percorrendo su e giù l'Italia per dare anima, corpo e coraggio alle variegate truppe della protesta più variegata che si sia mai registrata. Tutti uniti, autotrasportatori, agricoltori, impiegati, operai, disoccupati, contro i politici del malaffare, le vessazioni, le tasse e le leggi strangola-imprese.

Soddisfatto di come stanno andando le cose, Chiavegato?
«Soddisfatto? Direi quasi commosso. Più perdo la voce e più sono felice. Più mi sento sfinito e più mi accorgo di avere attorno il calore e l'entusiasmo della gente, la gente qualunque che mi sta e ci sta dando la carica per andare avanti. Mentre le parlo sto andando da La Spezia a Parma, ebbene sto incontrando ovunque blocchi, presìdi, gruppi di gente di ogni strato sociale che ha deciso, spontaneamente, di affiancare chi vuole soltanto che in Italia torni l'equità e la giustizia. Ed equità non vuol dire Equitalia intendiamoci».

Mi racconta le ultime novità dal suo quartier generale, il presidio di Soave?
«Siamo circa otto-novecento persone ogni giorno. E ogni giorno se ne aggiungono di nuove. Arriva gente al mattino a portarci la colazione e alla sera a portarci pizze, vino, caffè caldo. Gente di cui non sappiamo nemmeno il nome. Gente che ha un lavoro o che l'ha perso. Gente che non ha ancora problemi per arrivare a fine mese ma che sa che, se si avanti così, presto i problemi arriveranno. Persino le forze dell'ordine solidarizzano con noi. Perché sanno che noi non li consideriamo nemici. Sono come noi, hanno stipendi da fame, fermi da sette anni mentre i loro generali banchettano e si indicizzano gli stipendi d'oro».

Non pensa che qualcuno voglia, come dire, mettere, il cappello su questa protesta?
«Bella domanda. Che mi aiuta subito a chiarire un paio di cose. Vede questa non è la protesta del movimento dei Forconi o del Liberi imprenditori, o degli autotrasportatori. È la protesta del popolo italiano. Questa è l'etichetta che bisogna mettere. Perché è la protesta più trasversale che si potesse mai immaginare. Perché tutti siamo stufi. Non siamo dei facinorosi, dei violenti. Alfano ha fatto la sua ennesima figura penosa cercando di bollare la nostra protesta in questo modo, facendoci passare per degli irresponsabili violenti. Ha dimostrato, ancora una volta, di non capire che cosa sta accadendo in Italia e che cosa accadrà se non verranno prese subito delle contromisure che vadano incontro davvero ai bisogni della gente».

L'assedio ai palazzi del potere che cosa potrà portare?
«Sarà il primo colpo di piccone alla casta e ai suoi privilegi. A questo sistema stratificato di ingiustizie che arricchisce solo chi fa finta di occuparsi di noi, gente comune. Pensi che da domani, nel nostro presidio di Soave, arriveranno anche gli ambulanti. Si aprirà un vero e proprio mercato equo e solidale, una sorta di zona franca dove tutti potranno comprare di tutto senza che si venga depredati con tasse e gabelle varie».

Da Nord a Sud, da Ovest ad Est, ma in quanti siete a protestare?
«Farei prima a dirle quanti sono quelli che non protestano. Perché siamo davvero in tanti. Anzi, direi in troppi, per questa classe politica stantìa e ottusa. E sa perché siamo in troppi? Perché anche chi non si unisce ai presidì, ai blocchi e ai cortei solidarizza con noi attraverso i social network.

E allora, io mi domando: si può ancora far finta di non vedere che c'è un'Italia pulita, onesta che chiede solo di poter lavorare e non di essere derubata dallo Stato?».

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