Tutti i fallimenti del modello Vendola

Tutti i fallimenti del modello Vendola

Roma«È un piccolo miracolo!», esulta Vendola: 15mila pensionati austriaci che nei prossimi anni faranno le vacanze nel tarantino, almeno così si prevede. Tutta qui la bellezza del «modello Vendola»? Gli altri numeri raccontano di un leader sull'orlo di una crisi di voti, proiettato anni fa nel Pantheon dei futuri capi del centrosinistra, ridotto dal ciclone Grillo e da diversi infortuni ad un passo dall'inconsistenza politica, alla rottamazione che già sta colpendo altri a sinistra (Di Pietro, Ingroia, a breve de Magistris). A Terlizzi, sua città, dove Nichi Vendola ha chiuso la campagna per le politiche 2013, la sua Sel è stata quasi doppiata dal M5S (21% contro 13%), in tutta la Puglia non è andato oltre il 6,7%, meno di un quarto del Pdl.
Stretto tra le difficoltà, a marzo Vendola ha dovuto rimpastare la sua giunta, scatenando l'ira del Pd (con cui Vendola è alleato) per le sue scelte, su tutti un assessore montiano al bilancio (su Monti ha sempre sparato a zero), tra l'altro ex Pdl candidato contro Vendola nel 2010. Insomma, che succede all'incantatore di Terlizzi? I numeri più spietati, dopo il pessimo risultato elettorale a febbraio, sono quelli della sanità pugliese, settore delicato che è già costata un'indagine a Vendola, poi archiviata (da un giudice molto amico della sorella, e il Csm indaga. Sì ma sui pm che hanno fatto notare l'amicizia, non su di lui).
Il cahier de doléances lo ha stilato l'opposizione, rilanciato da Berlusconi a Bari. Intanto il rosso del bilancio sanitario pugliese, con 2 miliardi di debiti nella sanità, cavallo di battaglia della propaganda vendoliana. Il deficit delle Asl pugliesi ha costretto i cittadini della Puglia a pagare la bellezza di 1,9 miliardi di euro di tasse regionali in più, compreso il ticket da un euro sulle ricette mediche anche per gli esenti. Si registrano oltre 9 mesi di lista d'attesa per una risonanza magnetica.
Capitolo tasse. Ancora nel 2013 sono aumentate, e attualmente in vigore ci sono 270 milioni di euro di tasse regionali aggiuntive: sull'Irpef, gli aumenti sono +0,10, +0,20, +0,50, a seconda delle fasce di reddito, e così colpite tutti. Sull'Irap: +0,92. I tempi di pagamento alle imprese sono saliti dai 150 giorni dell'epoca del centrodestra ai 349 giorni dell'epoca Vendola. Poi la vicenda dell'Acquedeotto pugliese, che Berlusconi in una intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno riassume così: «La più grande azienda della Puglia, è stata affidata prima al filosofo mondiale dell'acqua, Petrella, poi ad un esperto di lampade votive (Monteforte), con risultati pessimi: tutti gli investimenti sono rimasti bloccati e sono andati persi i fondi comunitari per costruire i dissalatori. Oggi l'acqua in Puglia è tra le più care d'Italia».
E la Fiera del Levante, un tempo «simbolo dello sviluppo del Mezzogiorno è oggi sommersa dai debiti, trasformata in una modesta vetrinetta, in un condominio in cui esporre e dare ospitalità ai carrozzoni dell'era vendoliana, da Apulia Film Commission a Puglia Promozione». Già, la cultura vendoliana, il fiore all'occhiello della rivoluzione gentile di Nichi. «Era partito con le Fabbriche di Nichi, dove ho lavorato anche io - racconta Alessio Giannone in arte Pinuccio, artista satirico barese famoso per le telefonate sfottò sul web - poi ne sono uscito quando ho capito a cosa servivano, a sistemare gli amici». Pinuccio ebbe la malaugurata idea di fare satira su Vendola, in Puglia, nel 2010, quando Vendola era vincente, potente e pareva destinato a maggiore fortuna. «Ho inventato una gag, Citofonare Vendola, dove prendevo di mira il Vendola uomo di potere. E lì mi sono scontrato con la sua egemonia totalitaria, un clima per cui se ti mettevi contro venivi considerato un pazzo.

Non posso neppure dire che mi abbiano chiuso le porta in faccia, dopo, perché io manco chiedevo, sapevo già che mi ero messo fuori dal sistema da solo, osando fare satira su di lui». Chissà che direbbe Pinuccio sul Vendola che, in simultanea, apre ai grillini, mette in giunta un montiano e non vuole veti su Prodi al Quirinale (che però fece cadere nel 1998).

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