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Tutti i giorni un'ora nel bosco per andare a scuola coi nonni

Tutti i giorni un'ora nel bosco per andare a scuola coi nonni

Se questa storia fosse un indovinello, reciterebbe: che differenza c'è tra Cappuccetto Rosso e un abete rosso?
Soluzione. Cappuccetto Rosso era una bambina che attraversava il bosco per andare dalla nonna. L'abete rosso è la pianta che dà origine al nome di Peghera, un paesino della Val Taleggio nel bergamasco, da cui nelle mattine di sole partono quindici bambini. Anch'essi attraversano un bosco con scarpine da ginnastica, jeans e zainetto pieno di libri e quaderni, per arrivare al pulmino che li porterà all'asilo di Vedeseta e alla scuola elementare di Olda.
Quando ci sono tutti sono in quindici, più papà o mamma; a volte sono in otto, a volte in quattro. «È una decisione di noi genitori - racconta Safa, giovane madre ventiquattrenne di una bimba di quattro anni e mezzo -. Attraversare il bosco è sicuramente meno faticoso per i nostri piccoli che prendere il pulmino a Peghera e affrontare 90 chilometri di curve di montagna per raggiungere le scuole che stanno dall'altra parte della valle». I piedini scavalcano grandi sassi, calpestano un ponticello di legno sotto cui scorre un ruscello, si orientano tra alberi e cespugli. «Si parte alle 8, alle 8.30 i bimbi arrivano alla strada dove li attende il pulmino. Noi genitori torniamo indietro. Ripartiamo da casa alle 15.30, aspettiamo l'automezzo che arriva alle 16 e li riportiamo a casa. Attraversiamo il bosco quattro volte al giorno».
Da strada di fiabe e di cammini che appartenevano ai nostri nonni impegnati a costruire il nostro star meglio godendo della gioia di perdersi nel paesaggio, il bosco è diventato la via della provvidenza, da quando il 19 marzo una frana blocca la strada Olda - Peghera; duecento metri cubi di roccia precipitati e 9 mila a rischio di crollo più a monte. È uno scandalo? Siamo nel 2014, come possono accadere cose di questo genere? Possibile che non si riesca a trovare una soluzione che non sia la risposta a un indovinello? Ci pare di cogliere i vostri pensieri mentre leggete questa storia.
«La soluzione ci sarebbe - dice Alberto Mazzoleni, sindaco di Taleggio -. Un ponte che colleghi i due punti estremi della «V» della valle. Se non si riesce entro maggio a rimuovere la frana, dovremmo optare per un ponte «vayli», quelli che si usavano in tempo di guerra nei momenti di emergenza. Un ponte vero e proprio, lungo cinquanta metri, verrebbe a costare un milione di euro e allora deve intervenire la Regione».
A volte i piccoli sono stanchi e si concedono uno o due giorni di vacanza. A volte, nelle giornate fredde e piovose, salgono sul pulmino a Peghera e si fanno quasi cento chilometri di tornanti di montagna, un tragitto che li mette a dura prova. Intanto il bosco dà una mano, allunga le sue fronde invitando al cammino. Non solo quello degli scolaretti ma anche quello di tanti altri uomini e donne, costretti a passare tra gli abeti rossi per raggiungere il posto di lavoro. È il caso del panettiere di Peghera che serve paesini come Olda e Pizzino. Con le ceste di pane attraversa la macchia di alberi che sta salvando l'economia della valle dove si produce il taleggio e anche lo strachitunt, l'antenato montano del gorgonzola, un formaggio che dopo dieci anni d'attesa ha ottenuto il marchio Dop (Denominazione d'origine perfetta) dalla Comunità europea proprio il mese scorso, quando è caduta la frana.


Coincidenza? E chi può dirlo? Forse solo qualche folletto del bosco, per chi ci crede.

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