Ucciso dalla crisi: licenzia i figli e si spara

Un costruttore di Nuoro, costretto a chiudere l’attività, non ha retto al tormento. E le vittime quest’anno salgono a 26

Ucciso dalla crisi: licenzia i figli e si spara

Si è sparato un colpo di pistola alla testa. Solo, lontano da tutti, dalla ditta che era andata a rotoli, dal paese in cui era stimato e benvoluto, soprattutto da quei due figli che in cuor suo era convinto di aver tradito. Perché a G.M., impresario edile di 55 anni di Mamoiada nel Nuorese, la crisi ha riservato una trappola speciale. Era stato costretto a licenziare tutti i suoi dipendenti, e per un imprenditore lasciare a casa i collaboratori è già un dramma. Ma se tra i licenziati ci sono anche i propri figli, diventa una tragedia che è difficilissimo sostenere da soli.

È la solitudine la disperata compagna di troppe persone travolte in questi mesi dal fallimento dell’attività economica. G.M. non ha parlato con nessuno del nodo che gli stringeva il cuore. Non una parola con i familiari, non un biglietto di addio. Venerdì prima di pranzo si è spinto fuori da Mamoiada, la località in cui viveva ai piedi del Supramonte tra il capoluogo Nuoro e Orgosolo, la zona delle maschere dei Mamuthones, il teatro delle scorrerie di banditi e rapitori. Si è allontanato da tutti, nella campagna, in un vigneto di sua proprietà che curava ogni giorno. Lì si è sparato nel suo ostinato isolamento.

Faceva l’impresario edile. Una piccola ditta familiare, con i due fratelli e i figli. Costruiva villette e seconde case sulla costa orientale della Sardegna: centri di villeggiatura come Cala Gonone e Marina di Orosei sono a un’ora di automobile, poco più lontana è Arbatax dove si trovano l’aeroporto e lo scalo marittimo. Aveva dato lavoro a tanti giovani della zona, come racconta il quotidiano l’Unione Sarda di ieri. L’edilizia è uno dei più potenti motori dell’economia, e lo è a maggior ragione in una regione come la Sardegna dove il turismo è la principale risorsa economica. Faceva il pendolare tra la Barbagia e il Golfo di Orosei, e tanti operai con lui.

Ma l’edilizia è uno dei settori più martoriati dalla recessione economica e dalla crescita delle tasse. L’impresario di Mamoiada aveva dovuto ridurre progressivamente l’attività fino a fermarsi del tutto. Tutte le maestranze a casa. Compresi i due figli, licenziati anch’essi. A cui probabilmente G.M. sognava di poter consegnare la ditta in un futuro non lontano. La speranza di un padre svanita, cancellata da una realtà che tradisce le attese. Un tormento che per G.M. è diventato insostenibile.

Il paese è sgomento. Non tutti sono convinti che l’unica spiegazione del gesto sia il tracollo dell’impresa edile. Venerdì mattina l’uomo era andato a Nuoro assieme alla moglie per fare alcuni esami medici in ospedale: i timori per un’eventuale malattia potrebbero avere pesato. Qualche compaesano dubita sulle difficoltà in cui verserebbero i figli, uno dei quali avrebbe un buon lavoro a Cagliari. «Non potevamo immaginare nemmeno lontanamente il dramma interiore che quest’uomo stava attraversando – ha raccontato il sindaco di Mamoiada, Graziano Deiana - faceva parte di una famiglia molto unita, in cui è forte la solidarietà reciproca. Era una persona davvero in gamba». «È terribile dover assistere a queste disgrazie», ha detto il parroco don Luigino Monni, che sabato pomeriggio ha celebrato i funerali.

Dal 2009 le statistiche registrano un suicidio al giorno tra chi ha perso il lavoro e uno tra imprenditori e lavoratori autonomi: 26 i casi dall’inizio dell’anno. La scorsa settimana il secondo rapporto Eures ha rivelato i dati di una crisi senza pietà. Nel 2009 si sono tolti la vita 357 disoccupati, un valore che ha subìto un’impennata rispetto alla media degli ultimi tre anni che era stata di 270 suicidi. Nel 2010 si è saliti a 362, e in questo tragico computo il numero di chi ha perso il lavoro è molto più alto rispetto a quanti si sono uccisi perché un impiego non l’hanno mai avuto.

In questa strage silenziosa, dati analoghi riguardano l’altro versante del mondo del lavoro, quello degli imprenditori, grandi e piccoli, e dei lavoratori

autonomi: artigiani, commercianti, liberi professionisti. Il 2009 ha registrato 343 suicidi e 336 il 2010, quasi tutti uomini con più di 50 anni. Quelli per cui è più difficile reinventarsi un mestiere dopo averlo perso.

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