Roma - Doveva essere il giorno del sorriso, del buonumore, dell'ottimismo. Il Prof è arrivato fino alle lagrime, di commozione, per i nipoti. Tutto, pur di uscire dalla cappa di fredda indifferenza o, peggio, di diffidenza con la quale gli italiani accompagnano la «salita» di Mario Monti. Ancora una volta non è accaduto, sarebbe il caso di chiedersi perché.
Forse non è una questione di immagine, bensì di sostanza. Il cammino del Prof è un working in progress che lascia stupefatti. Come la sua Agenda sempre più volatile, come i suoi punti fermi che non si trovano mai dove lui li ha lasciati. Nel suo gioco delle tre carte, l'asso non sta dove dovrebbe stare e gli elettori se ne sono accorti. Avvertono la profonda dissonanza dal Monti che avevano accolto come salvatore della Patria. Si prenda la frase d'esordio sul palco di Bergamo, apparentemente ironica. «Non vorrei che mi aveste preso per un politico. Oggi abbiamo parlato di speranza e di una cosa che sarebbe un po' assente in noi, la passione. Vi assicuro che a me è venuta la passione». Di quale passione parla? Di quella politica. Eppure ha appena negato di esserlo. Ma ciò che ha fatto in questi mesi è squisitamente politico. Perché nega ciò che è e ciò che fa? Per sbalordire? No, per apparire «superiore». Ma un politico democratico è per definizione alla pari con gli altri. Palesemente gioca una carta retorica truccata.
Peggio quando il Prof cala le carte economiche. Ha organizzato una riscossione dell'Imu iniqua, una patrimoniale sul ceto medio, com'è stata definita. Ha risparmiato i patrimoni finanziari e si dice contrario a una patrimoniale sui super-ricchi. Ma ancora una volta, ieri, ha promesso che «ristrutturare l'Imu è ammissibile» così come «non è contraddittorio alleggerire le tasse». Allo stesso tempo, che occorre «vigilare contro promesse facili e appetibili». Un parlare dal tratto così oscuro da far intendere una sola certezza: la menzogna. Così quando nega la necessità di una nuova manovra, mentre insiste sui vincoli del patto di stabilità e, da ieri, «di sapere come agire per far cambiare l'Europa se quell'orientamento non ci soddisfa pienamente». Annuncia una riforma del lavoro e modifiche alla legge Fornero, cui già lavorano Ichino e altri esperti, basata sulla flexibility (il Pd sospetta «contratti a orologeria per licenziare»), eppure dichiara che «è un cantiere aperto». Quando il direttore del Corsera chiede di chiarire dettagli appresi dagli stessi ambienti vicini a Monti, risponde: «Da lei, direttore, sto apprendendo molte cose. Varie persone stanno lavorando ad affinare l'Agenda. Per ora non c'è, sulla materia specifica, nessun orientamento deciso». Se non fosse irritante, dovremmo parlare di in-credibilità, ovvero impossibilità di credere a qualunque cosa dica. Affinare l'Agenda, finora un punto fermissimo, significa solo che il Prof è in movimento. Si appresta a rendere malleabile qualunque cosa gli consenta di poter partecipare al gioco di maggioranza dopo le elezioni.
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