«Vattene pure, ma lasciami il cane»

«Vattene pure, ma lasciami il cane»

Mica baubau-miciomicio. In tribunale, quando «mamma e papà» si separano, la posta contesa può essere anche lui: il cane. Forse, quello di Britney Spears e Kevin Federline, un chiwawa bianco dalla pelliccia cortissima e un pugno di paillettes intorno al collo, adorava accucciarsi nei sabot della padrona, ma i giudici hanno deciso che, dopo il divorzio, il cagnolino sarebbe stato meglio con «papà» Federline. L'avvocato John S. Summers ha detto: «Non auguro al peggior nemico di finire davanti a un giudice quando una coppia si contende il cane». Niente peli sulla lingua, ma quelli di Fido valgono moltissimo.
Del resto, alla stampa americana, come padrona di Fido Britney Spears non era mai piaciuta. The New York Dog e The Hollywood Dog (due riviste statunitensi legate al mondo del Cane) le avevano abbaiato addosso: l'editor Hilary O'Hagan, su entrambe le testate, l'aveva nominata «la peggior padrona vip». Perché? «Finché non ha conosciuto Kevin Federline, almeno uno dei suoi tre chiwawa la seguiva dappertutto - spiega O'Hagan - . Finché non si è sposata e ha avuto bambini. Poi, i cani sono spariti». Nel mirino, al secondo posto, Paris Hilton. Non è che i giornali animalisti non comprendano la priorità che hanno i bambini, quando vengono al mondo: è che non amano che i cani «si trattino come accessori da esibire».
E c'è qualcun altro cui la Spears non è mai piaciuta. È Hugh Hefner, creatore ed editore di Playboy, che ha dichiarato che per niente al mondo avrebbe messo in copertina Britney Spears. Ma come lei, il collezionista di «conigliette», è finito in tribunale a contendersi il cane. Un bellissimo Cavalier King Charles Spaniel. «Charlie», per gli amici, e per l'ex moglie di Hefner, la giovane Chrissy Harris. Dopo un matrimonio di qualche mese, Chrissy aveva accordato a Hefner la custodia di Charlie senza colpo ferire. Ma poi, nel dicembre 2011, la nostalgia del cane si è fatta fortissima. Chi ha vinto? Anche stavolta, il «papà». Possibile che gli uomini siano più bravi, con Fido?
Secondo il portale «Ti presento il cane», quando Fido è un maschietto, incorre spesso in una patologia comportamentale verso la padrona femmina. Inutile, però, pensare che certi gesti istintivi del quattrozampe maschio (tipici quelli, scabrosi e diffusissimi, del cagnolino che cerca le gambe del padrone) siano espressioni del suo affetto per lei. Il rapporto tra Fido e «mamma bipede» si manifesta con più con gesti teneri, abitudini «cucciolesche», richiesta di carezze e di contatto fisico. Un complesso edipico a tutti gli effetti. Solo che, poi, «papà» tende ad aggiudicarsi la custodia del cane più facilmente. Almeno a Hollywood. Sarà l'energia profusa nel gioco, sarà il tempo dedicato di più e meglio al cane, ma tra le celebrità la spunta quasi sempre l'uomo.
Jon e Kate Gosselin, una ex coppia famosa in America grazie a un reality sulla vita di famiglia, aveva al seguito due pastori tedeschi: Shoka e Nala. Ha vinto Jon. Si erano fatti piazzare le telecamere in casa, coi loro otto bambini e le numerose scappatelle di lui (Jon Gosselin): raggiunta la notorietà, si sono separati. E hanno realizzato che i cagnoloni dovevano avere un tetto soltanto. Jon sarà anche un fedifrago, ma il tribunale ha decretato che Kate è stata «una padrona molto negligente».
Poi c'era un labrador color crema molto invidiato. Si chiamava Flossie ed è stato l'amato cane di Drew Barrymore. A Flossie si era affezionato anche il marito di Drew, l'attore canadese Tom Green. Il labrador aveva vissuto con entrambi per tre anni: ma quando, nel 2001, dopo appena sei mesi di matrimonio, i padroni hanno divorziato, il giudice ha scelto lei. Flossie era suo fin da cucciolo, da prima che Tom Green entrasse in scena. Il bellissimo campione di golf Tiger Woods conferma la regola. Dopo la separazione dalla moglie, ha ottenuto la custodia di due quattrozampe.

Sotto la pelliccia, un mare di ricordi. Ad affondargli le narici sulla testolina, ancora l'odore delle mani di chi ci ha lasciato. Ma se il passato si è rotto, il futuro può essere ancora, quantomeno, assieme a lui.

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