Voto palese, Letta contro Grasso «Le regole vanno rispettate»

Il presidente del Senato apre alle richieste dei giustizialisti: le norme sullo scrutinio segreto si possono cambiare. Il premier lo sconfessa subito: vale quello che è scritto

Il presidente del Senato Pietro Grasso in Aula
Il presidente del Senato Pietro Grasso in Aula

Roma - È aria da resa dei conti, sulla decadenza di Silvio Berlusconi dal Senato. E lo scontro tra Pdl e Pd si fa sempre più duro sulla proposta dei grillini, appoggiata da democratici e leghisti, di cambiare la regola del voto segreto nell'aula di Palazzo Madama, quando ad ottobre si dovrà dire la parola finale. Come una doccia fredda per il centrodestra arriva la dichiarazione del presidente del Senato, Pietro Grasso: «C'è la regola del voto personale segreto. Ma si può cambiare a maggioranza. Non sarò io a impedirlo».
Forse è troppo anche per Enrico Letta e il premier frena: «Ci sono regole al Senato, andranno applicate come sono scritte. Ma il governo non deve mettere bocca». Il Pdl si convince, soprattutto dopo l'ultima dichiarazione di Matteo Renzi, che i democratici ormai accelerano per andare alle elezioni. E la battaglia si gioca anche sulla decadenza di Berlusconi. «Noi sappiamo cosa fare e lo faremo - conferma il segretario Pd Guglielmo Epifani- Le modalità e le forme le deciderà il Senato».
Ieri la Giunta per le immunità ha ripreso a discutere la relazione di Andrea Augello (Pdl), per la conferma dell'elezione del Cavaliere. Proseguirà stamattina e sembra scontato che domani l'asse Pd-Sel-M5S-Sc boccerà la proposta e chiederà la testa del leader Pdl. Ma poi tutto si sposterà nell'aula di Palazzo Madama. Con il voto segreto o palese? Renato Schifani accusa il Pd di voler cambiare le regole per «condizionare» le scelte dei suoi e indica l'esempio dell'Europa, dove il segreto dell'urna è garanzia di autonomia del parlamentare, «un principio di civiltà». Ma l'atteggiamento dei democratici, attacca il capogruppo Pdl al Senato, «è contraddittorio e opportunistico»: dà lezioni di europeismo e vuole «ignorare che l'articolo 169 del regolamento del Parlamento Ue prevede la segretezza del voto su qualunque argomento, quando venga richiesto da almeno un quinto dei deputati dell'assemblea».
Da Bruxelles, il presidente del Parlamento Ue Martin Schulz polemizza: «Il Parlamento Ue ha il proprio regolamento, il Senato italiano ha il proprio e non può attingere a quello europeo». Ecco appunto, dice Schifani: «Schulz ignora le norme del Senato che già prevedono il voto segreto. Nessuno vuole attingere alle regole del parlamento Ue, per la segretezza del voto bastano quelle del parlamento italiano». Il primo voto ci sarà domani in Giunta e Stefania Pezzopane (Pd) annuncia: «Berlusconi dovrà essere dichiarato decaduto, ha frodato il Paese di cui era premier». E allora, replica Elisabetta Casellati (Pdl) «ci saranno problemi seri per la prosecuzione del governo». Carlo Giovanardi, intervenendo in Giunta, cita 8 anomalie nella condanna Mediaset e parla della decadenza secondo la legge Severino come di «una vera e propria mascalzonata». Sugli stessi fatti dei diritti tv Mediaset, ricorda, nel 2012 la Cassazione ha prosciolto il Cavaliere.
Agli attacchi di Beppe Grillo e dei suoi, che reclama il voto palese prevedendo divisioni nel Pd, risponde Felice Casson: i democratici «non salveranno Berlusconi». È scettico sulla modifica del regolamento per il voto palese. Ma il M5S oggi depositerà la proposta e Mario Giarrusso assicura: «I tempi ci sono, dobbiamo farlo in un giorno e mezzo». Il voto finale nell'aula del Senato potrebbe essere il 10 ottobre, per Augello, «ma solo se si corre e io non ricordo a memoria d'uomo che mai una giunta abbia lavorato a questi ritmi».

Tutto sembra straordinario in questa vicenda. «Surreale» il dibattito sul voto segreto, per Grasso come per Pina Picierno (Pd).Da Gestapo la proposta di filmare il voto dei senatori, diceMalan. Da processi staliniani, per Giovanardi, il tribunale della Giunta.

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