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É inutile che vi allenate, ormai è ufficiale: campioni si nasce non si diventa

Uno studio scientifico cinese rivela: la differenza tra un atleta normale e un fuoriclasse non la fa l'addestramento continuo ma la dimensione del cervello. Morale: mens sana in corpore sano non è più un modo di dire ma una realtà scientifica

É inutile che vi allenate, che vi massacrate sul muretto, che palleggiate per ore. Ora è ufficiale: campioni si nasce non si diventa. L'annosa (e pallosa) questione sembra sia stata risolta una volta per tutte da uno studio pubblicato il mese scorso su «PLoS ONE», un gruppo di ricerca guidato da Jing Luo dell'Istituto di Psicologia presso l'Accademia Cinese delle Scienze che ha confrontato il cervello di atleti di altissimi livello e atleti normali scoprendo che Messi, Cristiano Ronaldo o Ibrahimovic sono un prodotto della natura e non i figli dell'addestramento. Spiegano i prof: nello sport la velocità e le precisione con cui gli atleti devono prendere delle decisioni in frazioni di secondo fanno spesso la differenza. La prestazione non è solo decisa dai muscoli, ma anche dal cervello che funziona proprio come una macchina perfettamente sintonizzata con il resto del corpo. Ebbene, la differenza tra il campione e l'atleta normale, come volevasi dimostrare, molto spesso risiede proprio in una differente dimensione del cervello. Attraverso una scansione dei soggetti in un tubo di risonanza magnetica, i ricercatori sono stati in grado di scattare istantanee ad alta risoluzione della struttura del cervello che hanno appunto evidenziato notevoli differenze tra i cervelli degli atleti d'elite e quelli di atleti meno dotati. Come si suol dire: i migliori sono fortissimi di testa..

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