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A Inzaghi la Champions sta stretta

Sta per tornare Ronaldo ma Pippo fa capire che vuole esserci a Tokyo e anche in campionato

È una vecchia tecnica, funziona alla grande con Pippo Inzaghi. Si tratta, per l’allenatore, di tenerlo sulla graticola, fargli sentire il profumo dell’erba appena tagliata senza mai pronunciare le paroline magiche («dai, riscaldati, tocca a te»). Anzi di lasciarlo ai margini dell’umiliazione per qualche settimana fino a instillare in lui il sentimento dell’odio. «Sì, mi devono odiare e poi vedi che in campo, giocando contro di me per dimostrare che non capisco un accidente di calcio, fanno il mio interesse» la teoria di un vero, sublime maestro, Fulvio Bernardini. Così Carlo Ancelotti si comporta con Filippo Inzaghi: lo sceglie (contro l’Empoli) e lo mette da parte, assiste alla resurrezione di Gilardino (2 gol alla Lazio, altri due allo Shakhtar in Champions) e gli preferisce puntualmente il giovanotto piemontese come per provocare una reazione feroce di Pippo, rimasto immusonito per molti giorni. «Ma come, all’eroe di Atene, si fanno queste cose?» l’interrogativo rivolto in privato. «La verità è che a 34-35 anni mi alleno ancora volentieri» segnala adesso Pippo che è ritornato in sella al Milan, secondo costume di questo gruppo capace d’incantare in Europa e invece di patire le pene dell’inferno in campionato. Storie. Lui, SuperPippo, patisce e fa anche bene a patire. Altrimenti diventerebbe una specie di vecchia gloria e invece di scatenare l’odio, si ritroverebbe, nel gelo di Donetsk, senza una sola energia compatibile con la sua vocazione di bomber. «Inzaghi è già entrato nella storia rossonera» segnala Silvio Berlusconi, il presidente che al nostro riserva telefonate in privato prima di qualche evento, una finalissima o una qualificazione da rimediare, come in Baviera qualche mese fa. «Atene e Manchester sono state le emozioni più grandi della mia carriera» è la confessione pubblica di Inzaghi che adesso lancia una caccia spietata nientemeno che a Shevchenko, il suo eterno rivale fino a un paio di anni fa, quando l’ucraino lasciò Milanello nella convinzione di aver fatto la scelta giusta («e pensare che io mi rifiutavo di firmare il contratto fino all’ultimo» la confessione di Galliani). «Sono orgoglioso dei miei numeri: 62 reti in Uefa, 86 in tutto con il Milan, di cui 33 in Europa a una lunghezza appena dal record di Sheva che adesso vuole addirittura oscurare. «Mi farebbe piacere contribuire ai prossimi trionfi del Milan» è la sua aspirazione che tradotta, vuol dire una cosa semplicissima: carissimo Ancelotti non provarti a tenermi fuori da Tokio, l’ho conquistato io quel viaggio e guai a chi me lo tocca. E invece i rivali si moltiplicano perché c’è Ronaldo che preme, spinge alle spalle. «Fate pressione per me» dice gigioneggiando il brasiliano al rientro dall’Ucraina. «A me piacerebbe rivincere lo scudetto» conclude Inzaghi.

Per chi non lo sapesse significa: risolvo io i problemi del campionato.

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