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«Io, campione nel ’94 mi sento un nano davanti a questi giganti»

Marco D’Altrui, campione del mondo a Roma nel 1994, fino a ieri uno dell'ultimo Settebello campione del mondo. Oggi, entrato con suo padre Geppino (campione olimpico nel '60) nella Hall of Fame di Fort Lauredade, è uno spettatore, commosso, davanti alla televisione.
«Come non commuoversi, quando sai, quando hai dentro quel qualcosa che esplode solo quando sali sul podio e suona l'Inno di Mameli. E tu con le lacrime agli occhi cerchi di cantarlo, ma la gioia ti fa singhiozzare, ti fa andare fuori tempo. La vittoria di un mondiale non si dimentica. Mai».
Eppure è stato uno dei fantastici protagonisti del grande Slam degli anni '90, dell’era Rudic, quando l'Italia dettava legge in ogni vasca d'Europa e non solo.
«Era così. Ma nonostante questo non fu un approccio facile quello al Mondiale».
Cosa è rimasto di quel mondiale romano?
«Tanti i ricordi. Soprattutto su un mondiale segnato: la scomparsa l’anno precedente di Paolo Caldarella (morì in un incidente stradale, ndr) lasciò un grande vuoto. Senza dubbio fu un mondiale segnato: la famosa “rissa” con l'Ungheria, i pugni, gli inseguimenti fuori e dentro l'acqua furono determinanti per il nostro successo».
Forse non tutti ricordano.
«Fu un parapiglia: anche mister Rudic finì in vasca. Pino Porzio (oggi allenatore della Pro Recco, ndr) sparì in vasca: non riuscivamo a vederlo, poi sbucò dall'altra parte della piscina e mentre cercava di guadagnare il bordovasca. Ma alla fine la gara con l'Ungheria terminò 11-10 e l'Italia andò avanti».
E poi?
«E poi vincemmo il mondiale battendo in finale la Spagna. Una gara senza emozioni, vinta alla grande (10-5)».
Che Italia ha visto ieri?
«Ho visto giocare una pallanuoto diversa da quella dei miei tempi. Oggi c'è una fisicità quasi esasperata. Noi eravamo esili in confronto agli slavi, ma facevamo dell'agilità la nostra arma vincente. Oggi è difficile vedere controfughe: l'Italia in vasca ieri è riuscita a mettere in crisi la Serbia solo quando si è dimostrata veloce».


E Campagna?
«Con Sandro abbiamo passato e vissuto molte battaglie. Gli ho mandato un sms. È stato bravo».
I giovani?
«Bravi. Mi chiedo solo: quanti di loro a questo punto non giocheranno in Europa nei loro club la prossima stagione?»

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