Come se non esistesse Patrizia Altobelli, candidata sindaco della lista «Centrodestra Sant'Olcese». Quando domenica scorsa ha aperto il Secolo e letto che l'unica lista in gara era quella dell'attuale sindaco, Angelo Cassissa («Centrosinistra uniti per Sant'Olcese»), la signora Altobelli ha subito chiamato la redazione: «Mi hanno detto che il Comune di Sant'Olcese ha dato solo il nominativo dell'attuale primo cittadino assicurandomi che appena ci sarà spazio mi dedicheranno una decina di righe». Incidente chiuso, quindi. Tanto più che a subire l'oscuramento mediatico è stata anche la lista di Danilo Pestarino. Un movimento di protesta contro gli ecomostri realizzati di fronte a Manesseno che si candida al governo del paese col nome: «Comitato indipendente per Sant'Olcese».
Le dieci righe che ha promesso il Secolo non sono molte «ma a noi bastano visto che la nostra non sarà una campagna elettorale mediatica, ma diretta coi cittadini», spiega Patrizia Altobelli al suo esordio nel mondo della politica che racconta il modo in cui è stata candidata: «a 55 anni e con una lunga esperienza di contabilità e gestione aziendale continuavo a chiedere al Comune i motivi dell'arretratezza del nostro territorio dove non esiste banda larga, spesso non prendono i cellulari e il metano arriva solo a una piccola parte fortunata della popolazione mentre gli altri devono ancora caricarsi le bombole del gas in spalla. Quando mi sono resa conto che l'amministrazione del paese non era in grado di rispondermi, mi sono recata direttamente in Regione dove ho conosciuto il consigliere Matteo Rosso (Pdl, ndr)».
Un colpo di fulmine?
«In un certo qual modo sì, visto che dopo qualche incontro Rosso, vedendo l'entusiasmo e l'energia con i quali affrontavo i problemi, mi ha proposto di impegnarmi in modo più diretto in Comune dicendo che ero una vera macchina da guerra».
Si è convinta, quindi.
«Non subito, cercavo di spiegare all'amico Rosso che io il politichese non lo conosco e anche di lotta politica sono inesperta ma lui diceva che in questo modo avrei veramente risolto i problemi».
Tanto più che i problemi che dovrà affrontare non sono pochi.
«Il paese, da quando hanno chiuso fabbriche come la Belotti, si sta trasformando in un dormitorio quindi la sfida sta nel tenere viva l'economia della valle evitando in futuro scempi ambientali come i nuovi capannoni di Mignanego».
E poi?
«Vengono l'ambiente, la pulizia dei boschi, il ripristino degli antichi sentieri e la gestione delle strade spesso in un pericoloso stato di incuria.
Sette donne e sette uomini, se questa non è strategia politica?
«Beh! Le assicuro che sono tutti molto in gamba. E tutte».
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