(...) il vestito di uno dei sacerdoti babilonesi che si misero in cammino verso Betlemme accompagnando la consegna dei doni. Insomma ho avuto la parte di un vice Re Magio. Una carriera fulminante che si è concretizzata di buon mattino nelloratorio di SantEustorgio mentre, uomini da una parte e donne dall'altra, il direttore di scena Pigi e il costumista Claudio procedevano alla vestizione. Regole rigide per tutti: Via le scarpe sportive, capelli raccolti per le signore, via gli occhiali. Per evitare incongruenze con lepoca della sfilata originale.
«Tu sei alto, bene. Hai la barba ottimo. Possiedi un tratto signorile (questo lho pensato io non me lha detto nessuno) quindi questo costume è perfetto per te. Facile dire: questo costume è perfetto per te. Bisogna indossarli quei costumi. Perché sono abiti veri, di scena, transitati spesso sul palco della Scala (ultima destinazione conosciuta il Nabucco), messi a disposizione dalla Casa dArte Fiore, di cui Claudio, appunto, è anima appassionata. Così ecco che cercando di trovare una via d'uscita per le braccia e una via dentrata per la testa mi sono dovuto far aiutare da Jean Claude, giovane e simpatico camerunense che lavora allHumanitas e che mai avrei potuto immaginare, avrebbe di lì a poco interpretato il ruolo del re proveniente dall'Africa. Intendiamoci, nelle mie stesse condizioni, impegnati a dibattersi tra le corazze dei legionari romani e i turbanti dei dignitari cera un altro Gabriele, architetto, e Socrate, tecnico, che non se ne perde una di queste manifestazioni. E ancora Rosa, antiquaria, e Luca insegnante e Stefano, bancario. In tutto più di cento persone. Applaudite, fotografate e intervistate come le star.
Io, nel corteo da vice Re Magio fra abiti di scena del «Nabucco» e quel cellulare che ti tradisce
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