da Bagdad
Circa 60 persone sono morte ieri in Irak in combattimenti e attentati. E domenica, lo si è appreso ieri, sono stati uccisi 8 soldati americani. Gli scontri più violenti a Diwaniyah - città sciita capoluogo della regione di al Qadissiyah, a 350 chilometri a sud di Bagdad - dove le forze irachene si sono fronteggiate con le milizie dell'esercito del Mahdi, fedeli al religioso radicale Moqtada al-Sadr: almeno 60 i morti, tra cui 25 soldati iracheni; una settantina i feriti. Gli scontri sono scoppiati quando l'esercito è penetrato in tre sobborghi per scovare i miliziani e le loro riserve di armi. Almeno dieci attivisti sono stati arrestati.
Un altro bagno di sangue nella capitale, dove un'autobomba è esplosa vicino al ministero degli Interni uccidendo almeno 16 persone; quasi 50 i feriti. Altri tre attentati nella capitale, tra cui uno compiuto da un kamikaze al volante di una vettura, hanno causato numerosi morti e feriti. Complessivamente le persone che hanno perso la vita ieri sono più di sessanta. Il giorno precedente, nel consueto bilancio di vittime, anche gli otto militari Usa, caduti nella capitale in una serie di attacchi della guerriglia.
I ribelli proseguono la loro offensiva anche in Afghanistan.
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