È Tzipi Livni il nuovo leader di Kadima, il partito centrista israeliano che fu di Ariel Sharon. Se i primi exit poll saranno confermati il ministro degli Esteri potrebbe quindi a breve essere la seconda donna alla guida del Paese, dopo Golda Meir: ieri, alla chiusura dei seggi, era in netto vantaggio sul rivale Shaul Mofaz, vice premier.
Il primo ministro Ehud Olmert, coinvolto in casi di corruzione, ha promesso a luglio che darà le sue dimissioni non appena sarà ufficialmente nominato il nuovo leader del partito. Livni, ex agente del Mossad, figlia della destra nazionalista israeliana contraria a ogni concessione territoriale, ha saputo compiere un percorso originale negli anni passati che l’ha portata a seguire Ariel Sharon dalla destra del Likud all’avventura centrista di Kadima, accettando la visione di ritiri dai Territori palestinesi e diventando il principale negoziatore con la controparte. Toccherà a lei ora formare un governo cercando di non far crollare la traballante coalizione al potere, evitando così di aprire la strada al pericoloso rivale Benjamin Netanyahu, pronto a scendere in campo. Se fallisse nella costruzione del nuovo esecutivo, dopo 90 giorni si andrebbe infatti a elezioni.
In molti nel Paese preannunciano però un lungo interregno di Olmert: sarà infatti dura mettere fuori scena l’abile politico che ha saputo sopravvivere finora a guai giudiziari, alla presa di Hamas della Striscia di Gaza e al conseguente aumento di lancio di razzi Qassam sulle popolazioni del Sud d’Israele, alle critiche di cattiva gestione della guerra in Libano con Hezbollah.
«Ci rivedremo», ha detto ieri ai giornalisti dopo aver votato, avvalorando la tesi degli analisti che prevedono una lenta uscita di scena del primo ministro. Se si andasse al voto anticipato, Olmert rimarrebbe al potere altre lunghe settimane. Anche per questo, il premier non ha smesso di portare avanti le trattative con i palestinesi (martedì ha incontrato Abu Mazen); ieri un altro round di negoziati indiretti con la Siria ad Ankara è stato rimandato, ma dovrebbe tenersi a breve.
Ha dovuto faticare, però, Tzipi Livni, per portare a casa il risultato. Ha dovuto incoraggiare i sostenitori, chiedere loro di presentarsi alle urne. Ha dovuto persino domandare di posticipare di mezz’ora la chiusura dei seggi. Ieri, in Israele, soltanto il 50 per cento dei 74mila elettori interni del partito Kadima ha votato il successore di Olmert, sottolineando la sempre maggiore frattura nel Paese tra la popolazione e la classe politica.
A pomeriggio inoltrato, vista la scarsa affluenza ai seggi, ha chiesto agli israeliani di «uscire di casa e votare con il cuore».
La campagna del ministro ha lanciato in serata una mobilitazione dell’ultima ora, inviando taxi alle porte di casa dei militanti più scettici che non erano usciti a votare o invitando le persone a non lasciare le lunghe file che in serata si sono formate davanti ai seggi.Per Livni, i numeri alti ieri erano importanti: a differenza del rivale, infatti, ha un vasto sostegno tra la popolazione, più che tra gli attivisti e i militanti del partito.
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