La rapida discesa dei tassi di riferimento allontana le inquietudini più forti connesse alla sostenibilità dei mutui da parte delle famiglie italiane. Di certo, non è più allarme rosso per le situazioni di maggiore difficoltà legate alla sottoscrizione di mutui a tasso variabile, che tra il 2004 e il 2007 hanno rappresentato i tre quarti del totale, anche in ragione dei ripetuti provvedimenti governativi. Alla convenzione tra il ministero dellEconomia e lAssociazione bancaria (Abi) che ha permesso di rinegoziare i mutui a tasso variabile fissando la rata al saggio medio del 2006, hanno aderito 50mila mutuatari. Il controvalore delloperazione, che si è conclusa alla fine dellanno scorso interessando il 2,5% dei clienti contattati dalle banche, ha superato i 5 miliardi di euro. «Le famiglie che si sono avvalse della convenzione - dicono allAbi - hanno ottenuto il risultato di stabilizzare la rata mensile senza peraltro rinunciare alleventuale risparmio legato al favorevole andamento dei tassi di interesse per il futuro». Più che doppio, invece, il numero dei mutuatari che hanno intrapreso la strada della rinegoziazione individuale: circa 130mila, ai quali si aggiungono i 15mila che, a partire da giugno, hanno richiesto e ottenuto la surroga, spostando il proprio mutuo in unaltra banca.
Nel complesso, si tratta di 195mila famiglie sul totale dei circa 3,2 milioni di nuclei che hanno contratto un finanziamento a tasso variabile. Stando alle rilevazioni del centro studi di Bankitalia, le sofferenze complessive non hanno oltrepassato i livelli di guardia, restando sostanzialmente prossime alla soglia fisiologica. Agli inizi del 2008 i mutui che facevano segnare ritardi nel pagamento di una o più rate assommavano al 3,5%, di cui l1,2% era considerato bloccato e solo lo 0,6% si era trasformato in insolvenza. Tra i rilievi di Bankitalia, la constatazione di come i finanziamenti a tasso variabile abbiano una probabilità di entrare in sofferenza più che doppia rispetto ai contratti a saggio fisso. Rispetto alla solvibilità, sottolineano allAbi, «non cerano particolari ragioni di allarme prima, né, a maggior ragione, se ne individuano ora. Lofferta di mutui nel nostro Paese è stata molto ampia nel corso degli ultimi anni (con erogazioni per oltre 60 miliardi nel quadriennio tra 2004 e 2007, ndr), ma il tasso di indebitamento delle famiglie risulta tuttora assai inferiore al resto dEuropa e agli Usa».
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