Gian Battista Bozzo
da Roma
La «marcata ripresa» delleconomia europea sembra riguardare solo parzialmente lItalia, che continua inoltre a mostrare criticità sui conti pubblici. Le previsioni di primavera, rese note ieri a Bruxelles dalla Commissione Ue, parlano di un rapporto deficit-Pil al 4,1% a fine 2006 contro una stima del 3,8% dellultima Relazione previsionale e programmatica. Leconomia italiana dovrebbe crescere a un tasso dell1,3%, nettamente superiore allo 0,1% di fine 2005, ma lontano dal 2,1% delle media di Eurolandia e ancor più dal 2,3% dellEuropa a venticinque. Per il 2007, lUe prevede una crescita dell1,2% e un disavanzo (a politiche invariate) in aumento al 4,5% del Pil.
Una crescita dell1,3% «è un dato non negativo - commenta da Basilea, dove partecipa alla riunione dei banchieri centrali del G10, il governatore di Bankitalia Mario Draghi -. La ripresa appare in cammino, specialmente in Germania, e questo va bene per lintera eurozona, Italia inclusa. Sicuramente - aggiunge - cè anche un trend di crescita del deficit: dovremo valutarlo». Per il momento il commissario agli Affari economici Joaquín Almunia non chiede a Roma una manovra correttiva. «Bisogna portare avanti tutte le misure contenute nella finanziaria, e se necessario alcune misure aggiuntive per raggiungere gli obiettivi di deficit», spiega.
Le stime di primavera della Commissione erano molto attese per capire quanto fosse sostenuta la ripresa economica in Europa e, per quanto riguarda il nostro Paese, per verificare il percorso di rientro dallextra deficit. Fra gli undici dellarea euro, la Commissione individua sette Paesi con crescita 2006 superiore al 2%: Belgio, Grecia, Spagna, Irlanda (4,9%!), Olanda, Austria, e Finlandia. La stima per la Germania è dell1,7%, per la Francia all1,9%. Peggio dell1,3% italiano cè soltanto lo 0,9% del Portogallo. Si conferma, fuori dalla zona euro, la brillante performance dei Paesi dellEst e della Svezia.
La ripresa economica potrebbe consentire «progressi più ambiziosi nella riduzione dei deficit pubblici» in molti Paesi, afferma Bruxelles. Portogallo, Italia, Grecia e Francia sono sotto stretta osservazione. Tuttavia, sul caso italiano Almunia mantiene una certa dose di prudenza, facendo cenno a una correzione dei conti 2006 solo in caso di necessità. Del resto, in marzo la Commissione aveva dato disco verde alla Finanziaria 2006. «Non voglio parlare di manovra bis o di manovra ter - dice Almunia ai giornalisti - ma delle raccomandazioni fatte dallEcofin e delle misure necessarie per ottemperarle; misure che, sono certo, il nuovo governo attuerà. Ho parlato con Romano Prodi, e so - conclude Almunia - che è a conoscenza di tutti i problemi. Limportante è mettere i conti in una situazione sostenibile e ridurre il debito, che è troppo elevato (107,4% del Pil, ndr)».
In sostanza, le parole del commissario Ue postulano una correzione pari allo 0,3% del Pil in corso danºno per raggiungere un deficit del 3,8%. In soldoni, si tratterebbe di una manovra fra i 4 e i 4,5 miliardi di euro. Ma una correzione cospicua potrebbe frenare la crescita, e così si rafforza lidea di una trattativa Roma-Bruxelles al fine di ottenere almeno un anno in più per il rientro del deficit sotto il 3%. «Bisogna riprendere subito il dialogo con lUe - commenta Pierluigi Bersani (Ds) - e anche il confronto con le parti sociali, che riparta dalla verità dei fatti». Bisogna invece continuare, replica Maurizio Sacconi (Forza Italia) sulla strada delle grandi riforme strutturali. E sperare nella crescita che, dice il neo responsabile dellanalisi economica del Tesoro, Lorenzo Codogno, potrebbe riservare «sorprese positive nei primi due trimestri».
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