Per milioni di bambini in tutto il mondo sono stati inseparabili compagni di gioco. Piccoli allenatori della fantasia, con i quali costruire mondi fantastici. Per qualcuno decisamente più fortunato sono diventati l'occasione della vita. L'opportunità di coniugare passione e professionalità, di divertirsi lavorando. Per questo Riccardo Zangelmi, uno dei 14 costruttori certificati di Lego in tutto il pianeta, è una persona molto speciale. Ha 36 anni e da due realizza opere con i più famosi mattoncini colorati del mondo. Per arrivare a questo traguardo ha lasciato un lavoro sicuro con un solo obiettivo: trasformare in realtà il sogno dell'infanzia. Riccardo ha sempre amato i Lego, ma come ogni ragazzo pronto a diventare adulto ha dovuto richiuderli in una scatola per studiare come perito agrario. A 19 anni ha cominciato a lavorare come giardiniere. Poi, otto anni dopo, la grande occasione. L'ambitissimo contratto a tempo indeterminato per un'azienda di servizi di Reggio Emilia, la sua città.
La strada di Riccardo sembrava ormai in discesa. Fin quando quella passione sopita, ma mai dimenticata, è tornata a farsi sentire. «Ero in un negozio di giocattoli perché dovevo comprare un regalo per mio nipote racconta -. Mi sono fermato al reparto dei Lego, e dal quel negozio sono uscito con due scatole: una per il bambino e una per me. Così tutto è ricominciato da dove lo avevo lasciato». Da quel momento ha rimesso tutto in discussione e oggi, due anni dopo quel cambiamento radicale, si dice in pace.
«La mia grande passione nasce da bambino, passavo ore e ore a creare astronavi e castelli, per poi andare con gli amici in giardino a giocare con quello che ognuno di noi aveva costruito. Mi ricordo ancora, come se fosse ieri, le domeniche d'estate passate sul terrazzo, in mezzo ai miei sacchi pieni di Lego a rovistare, cercando il pezzo giusto per costruire quello che avevo in mente». E magari sognando, un giorno, di creare qualcosa di veramente speciale. Proprio quello che Riccardo è riuscito a fare, con le sue incredibili sculture.
Il percorso non è stato semplice, perché diventare costruttori di Lego certificati, realizzare vere e proprie opere d'arte che fanno il giro del mondo, richiede preparazione. «Per diventare Lego certified professional bisogna sottoporre la propria richiesta a Lego Group conferma -. In questo momento, in tutto il mondo, siamo solo in 14. Io sono l'unico italiano». Ma la soddisfazione, in compenso, è grandissima. «Ideare nuove sculture è tra le cose più stimolanti che ci siano, il mondo Lego è un universo di colori e pezzi combinabili in milioni di modi, un mondo di immaginazione e creatività fatto di sfide sempre nuove e avvincenti dice -. Poter affascinare e stupire con i miei lavori bambini e adulti è lo stimolo più importante per cercare di fare sempre meglio».
Per realizzare le sue opere Riccardo ha aperto uno studio, a Reggio Emilia. E' qui che le sue mani riescono a trasformare in realtà quello che la mente immagina. Circondate da oltre un milione di pezzi rigorosamente ordinati per forma e colore. Perché nulla può essere lasciato al caso. «Le idee sono sempre di corsa, devono essere realizzate nel minor tempo possibile, altrimenti c'è il rischio che scappino via racconta -. Ogni giorno dedico almeno nove ore al lavoro. Ma non ho orari fissi. Anzi, il weekend spesso è il momento migliore per creare». Fra tanta fantasia, non dimentica il pragmatismo. Indispensabile per portare avanti il suo lavoro. «La mia giornata è sempre molto intensa. Ci sono i momenti dedicati alle progettazioni e creazioni. Ma devo sempre trovare spazio anche per l'amministrazione. Penso a tutto io».
In questi due anni Riccardo ha creato tantissime opere. Quando qualcuno gli chiede quale di queste gli abbia dato più soddisfazione non ha dubbi: «Ogni scultura, una volta finita, crea una profonda soddisfazione, quella che mi soddisfa maggiormente deve ancora essere creata». Quelle, invece, più impegnative sono state due: Le grandi Mani e Il Ciuccio gigante rosso. E poi c'è quella a cui sono più affezionato, il bambino che cerca tra le Stelle intitolata "Ask the Stars". E' una metafora del mio passato, quando da piccolo cercavo i Lego nei sacconi sul terrazzo». E poi, naturalmente, c'è ancora il desiderio da realizzare: «Sogno di dedicarmi a un progetto inerente al mondo Cartoonish. E poi mi piacerebbe collaborare con imprese di moda, design, animazione, natura e con altri artisti, non lavorerei mai per aziende che producono armi». Anche perché questo lavoro porta con sé anche un carico di responsabilità. Continuare a far sognare i bambini, nonostante i tablet, gli smartphone e i videogiochi. «Penso che nonostante tutta questa tecnologia, giochi come i Lego abbiano ancora un futuro. Quello che può dare a un bambino un'attività reale come questa non può essere paragonato a quello che un gioco virtuale può offrire. L'interazione fisica con i mattoncini stimola la creatività, creando un'esperienza reale e tangibile che il piccolo ricorderà negli anni. Il rapporto con un tablet in un mondo virtuale non fa niente di tutto ciò e credo proprio che non entrerà mai a far parte dei ricordi di un bambino. Così è stato per me».
Oggi Riccardo con il suo nuovo lavoro si mantiene e tutti, dalla famiglia agli amici, ne sono entusiasti. Ma i momenti difficili non sono mancati: «Sono stato spaventato, soprattutto all'inizio, ma la paura è un motore potente che aiuta a dare il massimo e a vedere lontano. Per arrivare fin qui ci è voluto coraggio, ma i sogni vanno ascoltati e se una persona è in grado di imbrigliarli arriverà dove non avrebbe mai creduto. Oggi, se devo spiegare cosa voglia dire trasformare una passione in lavoro posso usare una sola parola: entusiasmo».
Quell'entusiasmo che vorrebbe trasmettere alle future generazioni di costruttori Lego. «Consiglierei questo lavoro a un bambino. E se mi chiedesse un consiglio gli direi solo una cosa: diventa grande, rimanendo piccolo».
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