Paolo Marchi
Tra oggi e domani a Perugia, si celebrerà il congresso della sezione italiana dei Jeunes Restaurateurs dEurope che procederà alliscrizione di sei nuovi membri e allelezione del nuovo presidente che succederà al marchigiano Moreno Cedroni, chef e patron della Madonnina del Pescatore a Senigallia in provincia di Ancona. Già noto il nome: Marco Bistarelli che con la moglie Barbara è in Umbria lanima del Postale a Città di Castello. Usciranno per raggiunti limiti di età (45 anni compiuti) Gaetano Trovato, cuoco e titolare di Arnolfo a Colle di Val dElsa (Siena); Walter Ferretto del Cascinalenuovo a Isola dAsti; Susanna Fumi dellOsteria del Vecchio Castello a Montalcino (Siena) e Roberto Andreoni del Via del Borgo a Concorezzo (Milano). Si sono invece dimessi i fratelli Bracali a Massa Marittima (Grosseto).
Sei i nuovi volti, a iniziare da quello di Alberto Faccani, trentenne titolare del Magnolia a Cesenatico (Forlì), quindi Cristian Pircher del Kirchsteiger a Lana (Bolzano); Danilo Bei di Emilio a Fermo (Ascoli, debuttano così le Marche del Sud, da sempre considerate in ombra rispetto a quelle del Nord); Pietro DAgostino della Capinera a Taormina (Messina, come cresce bene la Sicilia); Ivan Musoni della Ca Vegia a Salice Terme (Pavia) e infine Andrea Sarri dellAgrodolce a Imperia.
Per entrare nella più dinamica associazione di categoria bisogna avere unetà minima di 23 anni e una massima di 35, altri dieci e si scade e quindi si esce, giovane o vecchio di testa che uno sia. Come tantissime cose che fanno testo in cucina, anche questo gruppo è nato in Francia e il raffronto con i cugini è costante e inevitabile. Noi italiani ne soffriamo la professionalistà e la capacità di esaltarsi e di promuoversi. Anche se oggi lalta cucina, quella viva e vegeta, non si identifica più con la Francia, superata dalla confinante Spagna, per la massa è sempre così. Tanti fattori concorrono a tenere vivo il mito, uno è la capacità che tra Parigi, Marsiglia e Lione hanno di formare le nuove leve. Magari con poca fantasia, ma quando si hanno quindici anni e la testa piena di dubbi e di sogni, un po di caserma non guasta.
Questultimo concetto lo ha ben presente Bistarelli, quarantanni compiuti in autunno: «In Italia non è questo il momento per aprire un ristorante di qualità. Cè crisi un po ovunque e un po ovunque è difficile trovare un ristoratore con il volto sereno. Si devono stringere i denti. Se poi uno mi chiede come sono andate a me le cose nel 2005 io rispondo che sono andate bene, le mie entrate sono cresciute del 23% ma non perché io sia un genio e i miei colleghi no. È che sono stato coerente con i prezzi e mi sono posto lobiettivo di costare, un signor pasto, tra i 40 e i 60 euro. Come? Cercando materie prime considerate povere, magari il guanciotto di vitello o il collo del maiale. Poi bisogna intendersi perché adesso la guancia ha raddoppiato, la chiedono sempre più chef, e il collo idem perché, cotto a bassa temperatura, rende che è un piacere per il palato».
Resta il fatto che i ragazzini che si avvicinano alla ristorazione vogliono fare tutti i cuochi, vero o falso? «Verissimo, ogni anno io ne mando via una trentina o perché non mi servono o perché non valgono. È tutto sbagliato il rapporto iniziale: tu ti danni per farlo crescere, da zero, e quando uno è formato, ti molla allistante. Non è corretto. Oggi non cè un filo conduttore logico nella formazione professionale. È in questa ottica che lUniversità dei Sapori di Perugia, un ateneo autentico, istituirà un corso di studio in cucina che sia lo sbocco naturale per chi esce dallalberghiero, durata tre anni. Quando uno lavrà finito avrà tra i 23 e i 25 anni e sarà pronto ad affrontare la vita. Le università oggi non mancherebbero ma quando uno paga certe cifre solo per farsi poi chiamare dottore, si sente autorizzato a fregarsene perché ha pagato lui e lui dispone. Invece gli studenti vanno sgridati quando sbagliano, così li si aiuta».
Gli effetti di simili iniziative si vedranno nel tempo. Ora limportante è partire, mettersi in moto. Non ha senso piangersi addosso perché i francesi hanno un passato ben più lungo del nostro. Piuttosto si lavori perché anche lItalia golosa se ne costruisca uno valido. Certo che da noi è difficile scovare chef titolari che abbiano massimo trentanni. Per un servizio sulla rivista Monsieur, il numero in edicola a metà febbraio, il critico Luigi Cremona ha dovuto cercare i migliori under 30 ai fornelli. Faticoso quasi quanto scoprire lacqua su Marte: «Non sono stati pochi i problemi di trovarne una dozzina che non avessero già compiuto trentanni, che fossero bravi, responsabili di cucina, non stellati e non figli darte. Uno di questi, Alberto Faccani della Magnolia, ha preso la stella proprio adesso, con lultima edizione della Michelin! Ecco i loro nomi e letà: Heros DAgostini 29 anni; Angelo Madonna 29; Adriano Baldassarre 28; Fabio Fauraz 27; Raffaele dAddio 26; Accursio Craparo 28; Luigi Granzotto 27; Alberto Faccani 30; Rocco Jannone 28; Enrico Bartolini 26 e Aurora Mazzucchelli 30. Un undicesimo giovane: Stefano Paganini».
Cremona ha ricordato i figli darte, da noi uninfinità perché ristorante e trattorie hanno sempre coinvolto famiglie intere.
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